Oltremare – “64 ragazzi”
Una cosa che non si vede alla televisione fuori da Israele (posso dare per scontato), sono i servizi fiume al telegiornale su ogni famiglia che ha perduto un figlio, fratello, padre, marito. Peccato. Imparerebbero tutti molto, a cominciare da quelli che in fondo in fondo un ebreo morto non è che proprio lo piangono.
Io sono quella che a ogni tragedia italica, dagli smottamenti previdibili alla strage di mafia, dall’incidente stradale agli omicidi in famiglia, toglieva il volume al telegiornale per non sentire le domande cretine dei giornalisti “ma quanto gli volevate bene?”, “vi mancherà molto?”, e soprattutto l’insostentibile “perdonate l’assassino?” seguito da un “sì” che nella maggior parte dei casi mi faceva torcere le budella. Ma come, perdoni un mafioso che ha ammazzato a sangue freddo tuo figlio? Ma che madre sei?
Sì, si vede proprio che son stata tirata su da buona ebrea, di quelli che l’altra guancia nemmeno per scherzo. Di quelli che a perdonare ci pensi Dio, quando e come sceglie lui.
Ora, in Israele, ad ogni guerra che si porta via giovani in maggioranza ventenni, non stacco gli occhi dal telegiornale che riporta le parole di madri distrutte ma ritte, che parlano al microfono alcune raggelate dal dolore, altre in mezzo ai singhiozzi, durante la cerimonia funebre per i loro figli. Ascolto imperterrita padri che hanno servito nelle stesse unità nelle quali i loro figli sono appena stati ammazzati da un terrorista di Hamas. Guardo paziente le immagini traballanti e fuori fuoco di ragazzi vivi e vegeti, girate ad una festa in famiglia, viaggio con amici, matrimonio, nascita del primo figlio. Immagini che oramai sono definitive, non avranno seguito come non avrà seguito il protagonista.
Forse è perché qui i giornalisti non fanno domande: si limitano ad accendere l’audio e a riprendere quello che le famiglie vogliono raccontare, mostrare. Forse è perché quello dove vivo è davvero un paese minuscolo, e dei 64 caduti conosco persone in comune in almeno tre casi. Sfido chiunque a provare distacco, quando quei caduti non sono solo dei nomi.
Daniela Fubini, Tel Aviv – Twitter @d_fubini
(4 agosto 2014)