Ammonimenti
Sono tante le interpretazioni riferite dai nostri Maestri sulle cause delle sciagure del 9 di Av. Una di queste la troviamo nel Talmùd, Shabat 119 b, secondo la quale Yerushalaim sarebbe stata distrutta perché non ci si ammoniva più l’uno con l’altro. La fonte di questa spiegazione si trova nel Libro delle Lamentazioni che abbiamo letto, seduti per terra, ieri sera e questa mattina: “ ….si è dileguato ogni splendore dalla figlia di Sion, i suoi principi sono diventati come Aialim cervi, che non trovano pastura e se ne vanno senza vigore davanti a chi li insegue” (Echah, 1; 6 ).
Quando i leader procedono come Aialim (il Midrash ci suggerisce di leggere Elim, Montoni, sulla base dell’identità consonantica tra le due parole), a testa bassa, guardando solo la coda piuttosto che la faccia dell’altro montone, si rinuncia a quel rapporto interpersonale che è alla base di ogni comunità e per il quale l’ammonimento dovrebbe essere un valore. Tra le 48 virtù attraverso le quali si acquista la Torah c’è quella del saper accettare gli ammonimenti (Mishnah Avòt, 6; 5). Questa mirabile interpretazione viene a insegnarci che i disastri avvengono quando ci si ritiene irreprensibili e al di sopra di ogni ammonimento. Non sono sufficienti tutti i segni di lutto manifestati in questi ultimi giorni. Fintanto che procederemo come “montoni”, saremo una comunità destinata all’esilio e al suicidio etico.
Roberto Della Rocca, rabbino
(5 agosto 2014)