…futuro
“Spiace vedere ebrei come Zygmunt Bauman, che ricalcano consueti argomenti anti-israeliani, trascurando totalmente il ruolo di Hamas e il conflitto interno al mondo islamico, di cui il governo di Gaza è espressione. Chi paga le conseguenze di queste posizioni, a dir poco sbilanciate sono, in primo luogo, i palestinesi e i musulmani moderati di vario genere, costretti a subire uno stile di governo che limita di molto le proprie aspettative di vita. Detto questo, l’ennesima guerra di Gaza pare conclusa, e ora che si fa? Si comincia a trattare seriamente, o si continua a delegittimare l’altro fronte, facendo di tutt’erba un fascio fra chi, giunti a questo punto, riconosce il diritto all’esistenza dello Stato di Israele e chi ne invoca la distruzione per statuto? Si continua a costruire insediamenti in faccia al presidente degli Stati Uniti e ad ingerire nelle sue campagne elettorali, o lo si riconosce come alleato piaccia o meno chi venga eletto? Perché, a mio modo di vedere, il grave sbaglio di Netanyahu non è stata la reazione, certo tremenda, ai lanci di missili da Gaza (quale Paese potrebbe accettare lanci di missili e tunnel per attentati), ma il non aver cercato la pace nei momenti in cui si poteva. Per gli israeliani, non può esserci peggior futuro che una guerra l’anno.
David Assael, ricercatore
(6 agosto 2014)