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Impossibile sapere se e quanto durerà il cessate il fuoco fra Hamas e Israele a Gaza, ma intanto si può iniziare a trarre qualche primo bilancio consuntivo. Sulle soluzioni politiche è preferibile mantenersi cauti, mentre è certo che quella vista è la catastrofe dei mezzi di informazione e dell’analisi politica. Nessuno, onestamente, è in grado di distinguere fra gli orizzonti urbani semidistrutti e fumanti di Aleppo, di Tripoli e di Gaza, ma ce n’è uno solo che suscita emozione, sdegno, mozioni all’ONU e spedizioni umanitarie. In primo luogo va registrata la vergognosa omertà degli inviati speciali, se per la prima volta uno dei 3.300 lanci di razzi effettuati è stato documentato da una televisione indiana, subito imitata da una televisione finlandese, solo poche ore prima del cessate il fuoco finale. Il lancio è avvenuto di fronte all’albergo dove risiedevano i giornalisti, e non era certo il primo. Poi l’ignoranza abissale di certi inviati partecipanti attivi in un giornalismo di veline. Poi il mantra relativista di “due parti che non si intendono e creano molta sofferenza all’altro”, 67 i morti israeliani, 1814 i morti palestinesi “in gran parte civili, oltre 300 i bambini”, dunque la mancanza di proporzionalità. Qualcuno ha mai verificato le cifre di fonte palestinese? A che età si cessa di essere “bambino”? Se almeno fossero morti anche 1000 israeliani (come nell’intifada del 2000). Ma cupola di ferro ha impedito ciò che altrimenti era certo. Infine la complicità morale della politica: nessuno, ma nessuno, ha mai citato l’articolo 7 dello statuto di Hamas che gli israeliani contestano come prova dell’estremismo palestinese. Per chi non ricordasse, lo riportiamo qui: Art. 7. […] Il Profeta, Allah lo benedica e gli conceda salvazione, ha detto: “Il Giorno del Giudizio non verrà finché i Musulmani non combatteranno gli ebrei, quando gli ebrei si nasconderanno dietro pietre e alberi. Le pietre e gli alberi diranno: Oh Musulmani, Oh Abdulla, c’è un ebreo dietro di me, venite e uccidetelo” […]. Hamas, rammentiamo,su questa piattaforma ha vinto regolari elezioni parlamentari nel 2006. Omertà, ignoranza, complicità, relativismo. Il danno collaterale dello scontro di Gaza è enorme e include la perdita di rispetto nei confronti di molte persone con cui prima si poteva almeno discutere: intellettuali, politici, giornalisti, scrittori e poeti ebrei e non ebrei – a partire dai 500 miserabili firmatari dell’Appello per il nuovo processo di Norimberga. Sarebbe istintivo fare i nomi, ma è più misericordioso astenersi.
Sergio Della Pergola, Gerusalemme
(7 agosto 2014)