Time out – Per la pace
Forse li avrete incontrati, sono gli ebrei per la pace. Non sembra, ma esistono anche se vivono in un mondo tutto loro. Più che nei locali comunitari li trovi su giornali, riviste e ora anche sui social network a spiegare perché Netanyahu non voglia la pace mentre Abu Mazen sì. Dicono che bisogna dialogare con tutti, anche con Hamas se necessario, nel pieno rispetto delle diverse identità. Se però te intervieni nelle loro bacheche per smentirli o per far notare che c’è chi la pensa diversamente immediatamente il dialogo si interrompe e tu ti trasformi in provocatore, forse fascista e alla peggio anche picchiatore. Come a dire che, con Hamas che tira i missili su Israele si può dialogare, con te che dissenti e difendi Israele no. Giustamente sostengono che Israele la difendono anche loro, seppur in maniera diversa. Per questo alle manifestazioni organizzate da Giuliano Ferrara non partecipano, perché bisogna scegliersi bene le compagnie e le amicizie. Vuoi mettere partecipare a un convegno per la pace con Moni Ovadia invece che al sit-in organizzato uno che una volta era pure comunista e ora è diventato filoamericano? Sono per la pace loro, come se noi e tutti gli altri fossimo per la guerra. Come se noi sperassimo tutto il giorno di sentire di morti ammazzati, di missili e di sirene. Però non sono cattivi, per davvero. Anzi in cuor loro sperano che anche un giorno tu possa redimerti e votare a sinistra come loro e credere che il Meretz in Israele sia la soluzione di tutti i problemi. Eppure quando gli dici che a sinistra hai finalmente votato grazie a Renzi ti guardano con la superiorità di chi pensa: “hai capito finalmente è?” Dimenticando di quando ti rimproveravano sostenendo che nella politica italiana Israele non conta e che loro, orgogliosamente, avrebbero votato Bersani perché Renzi non era di sinistra. Manco lui, eppure pare che alla fine l’abbiano accettato. Ma questa è un’altra storia. Una storia di quelle che quelli come me non potranno mai capire.
Daniel Funaro
(7 agosto 2014)