“Un leader religioso scelga sempre la vita sulla morte”
“Nel mondo cristiano da molti anni a questa parte è stato fatto, grazie all’impegno di molti a partire dai pontefici più recenti, un grande lavoro di revisione dei rapporti tra ebrei e cristiani. Tutto ciò non è ancora avvenuto tra ebrei e Islam. Tanto quanto Giovanni Paolo II ha parlato di ‘fratelli maggiori’, nulla è accaduto di simile nel mondo musulmano. Sarebbe questa una buona base di partenza: cioè che anche l’Islam riconoscesse la ‘primogenitura’ dell’ebraismo”.
È il pensiero del rabbino capo Scialom Bahbout, intervistato dal Gazzettino per parlare dell’espulsione dell’imam di San Donà di Piave dopo le invettive antisemite e inneggianti all’uccisione di ebrei pronunciate davanti ai fedeli riuniti in moschea per la preghiera del venerdì.
Rispondendo alle domande di Paolo Navarro Dina, rav Bahbout si dice preoccupato per il “silenzio assordante” di una grande maggioranza di musulmani che non avrebbe il coraggio di manifestare liberamente le proprie idee moderate e una volontà di dialogo. “Ho sempre notato dichiarazioni ‘a posteriori’ di condanna di episodi antisemiti o antioccidentali – spiega il rav – ma nulla è stato fatto contestualmente”. A destare preoccupazione, in particolare, è la nube che avvolge le materie di insegnamento delle madrasse, le scuole coraniche, in cui intere generazioni di studenti rischiano di essere contaminate dal virus dell’odio. Una minaccia che è dell’intera collettività. “L’antisemitismo non è un problema degli ebrei, ma della società contemporanea. Quando si mettono in discussione gli ebrei – sottolinea rav Bahbout – si mettono in discussione tutti gli altri”.
Il rabbino capo, ricordando gli “ottimi rapporti” intrattenuti con alcuni imam, si dice pronto a proseguire nel solco di questo impegno. Partendo però da un dato imprescindibile: il riconoscimento dell’altro, sia esso ebreo o cristiano. L’intervista si apre con un monito: “Un capo religioso, anche se d’istinto potrebbe essere portato a ‘sacrificare l’altro’, dovrebbe accogliere dentro di sé la voce più intima, quella più difficile da ascoltare: scegliere la vita sulla morte”.
Sul tema, oltre al presidente UCEI Renzo Gattegna che aveva espresso al ministro Alfano “la gratitudine di tutti gli ebrei italiani”, era intervenuto anche l’ex presidente della Comunità di Venezia e dell’Unione Amos Luzzatto. Intervistato da Repubblica, aveva dichiarato: “La drammatica situazione di questi giorni che ha comportato la morte e le sofferenze di civili, bambini, persone innocenti, ha toccato profondamente i nostri sentimenti. Coloro i quali dovrebbero predicare il messaggio delle religioni dovrebbero invitare alla fratellanza e alla comprensione reciproca e non allo sterminio indiscriminato di tutti coloro che sono riconoscibili per una fede, una nazionalità, una tradizione in qualsiasi parte del mondo. Qualunque invito all’estremismo vendicativo può soltanto generare futuri bagni di sangue e un circolo dannato di vendette e contro-vendette”.
Questa mattina il presidente della Comunità ebraica Paolo Gnignati, accompagnato dal vicepresidente Giuseppe Salvadori, ha incontrato il nuovo questore Angelo Sanna.
Occasione dell’incontro, oltre al benvenuto ufficiale per il questore appena insediatosi, anche i recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto indirettamente la Comunità a causa delle esternazioni antisemite dell’imam. Il presidente della Comunità ha ringraziato il questore e il ministro Alfano per l’esemplare decisione e la solerzia nell’intervenire: “Il reciproco riconoscimento costituisce la base del percorso di necessario dialogo e conoscenza tra culture e componenti diverse della società – ha affermato Gnignati – ed è l’unico modo per risolvere i conflitti e consentire un progresso in cui ci sia spazio per tutti. Ringrazio il ministro, il questore e le forze dell’ordine che hanno concretamente presidiato, nell’interesse di tutti, questo prezioso valore “.
(7 agosto 2014)