Il caso Livorno

Francesco Moisés BassanoIn un comunicato apparso sul sito QuiLivorno gli autori dello striscione su Gaza rispondono con un comunicato alla lettera del presidente della kehillah di Livorno, Vittorio Mosseri. Nel suddetto accusano la comunità ebraica di allinearsi ad una destra “estrema” che governerebbe Israele, ribadiscono “l’appropriatezza” del termine genocidio riportata dal vocabolario Treccani, e prendono le distanze dalle accuse a loro dire “infondate” di antisemitismo… poi in conclusione sostengono di “non avere [al contrario degli ebrei, o di Israele?] le lobby che finanziano giornali e TV”.
Come si dice allora in Bagitto/Ladino: Tarhì tarhà todas una mishfahà, e la musica è sempre la stessa. Inutile negare l’antisemitismo quando poi si continua a conformarsi a tale becero cospirazionismo condiviso dai Protocolli di Sion fino a Beppe Grillo, e propagandato dall’estremismo di destra, nel quale segrete lobby ebraiche controllerebbero la società e finanzierebbero i mass media. Eppure a Livorno lo striscione, nonostante l’impegno preso da parte del sindaco del M5S di rimuoverlo, è rimasto là dove era, sulla parete dell’ex carcere dei domenicani. Se dunque, per lobby si intende “gruppo influente di pressione”, mi domanderei quali sono in realtà le lobby, a Livorno, come in tante altre parti d’Europa.

Francesco Moises Bassano, studente

(8 agosto 2014)