#IsraeleDifendeLaPace “Impossibile negoziare sotto attacco”

L’operazione Margine protettivo “continuerà e prenderà tempo”. Nel corso del gabinetto di sicurezza riunitosi questa mattina, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha infatti affermato che l’operazione iniziata 34 giorni fa a Gaza per fermare la minaccia di Hamas alla sicurezza di Israele non è ancora terminata. “Proseguiremo fino a che non raggiungeremo l’obiettivo: restaurare una calma duratura”, ha dichiarato il premier.
“Torneremo a parlare solo quando ci sarà un cessate il fuoco” ha quindi spiegato il ministro della Difesa Moshe Yaalon, che si è poi rivolto alla popolazione del Sud del paese, che ha dimostrato preoccupazione per una situazione di pericolo che continua a protrarsi nel tempo, con queste parole: “Capisco i residenti del Sud, che si aspettano quiete e sicurezza. Come abbiamo detto quando abbiamo iniziato la campagna militare: non faremo compromessi su nulla e continueremo fino a che non arriveremo una tregua definitiva”. In queste ore, riporta il sito di informazione economica Calcalist, il governo ha stanziato intorno ai 13milioni di shekel per un piano che coinvolge Sderot e le zone vicine alla Striscia. Il finanziamento è diretto a sostenere le famiglie dell’area, economicamente provata dal conflitto, alla costruzione di infrastrutture pubbliche e a facilitare, per quanto possibile, il ritorno alla normalità.
Al Cairo intanto sono sempre più flebili le speranze di un ritorno al tavolo delle trattative da parte del parti coinvolte nel conflitto. La richiesta di Israele per ricominciare i colloqui è quella espressa da Netanyahu: fino a che continua il lancio di missili, noi non ci sediamo a parlare. Hamas, per tutta risposta, ha rifiutato la possibilità di un cessate il fuoco temporaneo per proseguire le trattative.
Tutto questo mentre non cessano i lanci di razzi dalla Striscia e proseguono le operazioni di risposta dell’esercito, impegnato tutta la notte in azioni volte a depotenziare la minaccia. Il risveglio degli abitanti del Keren Shalom è stata tormentato da nuove sirene d’allarme, mentre alcuni ordigni (al momento se ne contano quattro) – fortunatamente senza vittime – sono caduti nella regione di Eshkol. Vittime si registrerebbero invece a Gaza, dove Tsahal è riuscita a centrare alcuni obiettivi strategici.
È ancora sulla bocca di molti, infine, l’efficacia del sistema di difesa anti-missilistico Iron Dome. Tra gli altri il governo della Corea del Sud, che sembrerebbe interessato a un suo acquisto.

(10 agosto 2014)