Giustizia, libertà, tolleranza.
Un nuovo monito da Sant’Anna
Settant’anni dopo, la lacerante ferita delle stragi perpetrate dalle truppe tedesche durante la ritirata delle Alpi Apuane è ancora aperta. Dopo una lunga rimozione, la memoria delle vittime civili massacrate dai nazisti torna in piena luce e continua a far discutere. Un patrimonio di dolore destinato a rinsaldare perpetuamente i principi repubblicani di giustizia e di libertà e un caposaldo dell’Italia nata dalla Resistenza cui gli ebrei italiani hanno tributato un contributo determinante.
E ancora un’occasione per tornare sui difficili sentieri montani di Sant’Anna di Stazzema (560 vittime civili, di cui 130 bambini).
Alla cerimonia di commemorazione delle vittime della strage, assieme ai rappresentanti del Governo e alle autorità locali, quest’anno anche il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. La sua presenza, nel nome di tutti gli ebrei italiani, sta proprio a significare che il destino della più antica comunità della Diaspora resta inscindibilmente legato a quello della liberazione dal nazifascismo, della democrazia e della Costituzione italiana.
Nelle stesse ore, sugli schermi della 67esima edizione del Festival del cinema di Locarno, appassiona e suscita interesse una rilettura cinematografica dei fatti di allora di Simone Rapisarda Casanova. Si tratta di una riflessione sul destino di luoghi che portano ancora il profondo segno del dolore, il fascino di una natura e di un paesaggio straordinario. Ma che conservano ancora il fascino del mistero recondito e del misterioso a poca distanza dalle spiagge affollate della Versilia.
Sfidando il confine tra finzione, antropologia e fantasticheria, la vicenda del suo film, La creazione di significato, è ambientata nelle Alpi Apuane, in Toscana, dove verso la fine della Seconda guerra mondiale le forze di occupazione tedesche massacrarono, prima della loro ritirata, centinaia di civili. Pacifico, un pastore nato subito dopo la guerra in questo splendido territorio, rischia ora di doverlo abbandonare. Sospesa tra i fantasmi di un sanguinoso passato e i presagi di un oscuro futuro, la sua esistenza deve piegarsi all’avvento di una nuova Europa.
Ex ricercatore informatico e laureato in produzione cinematografica alla York University di Toronto, Simone Rapisarda Casanova è cresciuto nella campagna siciliana e oggi risiede a Montreal. Nel 2002 dirige il suo primo cortometraggio, Ti con zero, seguito da Through the Gate (2003), Days of Shrub (2004) e Open Sea (2005). Il documentario El árbol de las fresas (2011), suo lungometraggio d’esordio, è stato selezionato a Locarno nella sezione Cineasti del presente.
gv
(Nell’immagine, una scena de La creazione di significato, presentato al festival di Locarno)