…pace

Mentre in Siria continuano da tre anni, senza che il mondo vi presti attenzione, i massacri della popolazione civile; mentre la persecuzione dei cristiani in molti paesi dell’Africa e del’Asia ha raggiunto livelli terribili; mentre in Iraq i cristiani sono spinti con la violenza alla conversione e donne e bambini della minoranza yazida sono sepolti vivi dai miliziani del Califfato; mentre i bombardieri americani cominciano – e non possiamo non essere felici di questa decisione degli Stati Uniti – a lanciare le loro bombe sui massacratori: in questo contesto in cui stiamo vivendo, il mondo si interroga sull’uso della forza di fronte ai genocidi, sulla prevenzione degli stermini, sulle terribili violenze fatte in nome di Dio. Come ebrea, sento che proprio la memoria degli stermini inflitti agli ebrei deve spingerci a prendere con forza la difesa di tutti i perseguitati. Per questo, mi toccano particolarmente le alte parole con cui rav Laras parla oggi dalle pagine del Corriere della Sera e ha parlato ieri sul Moked: “La pace non va intesa come tacita tolleranza di soprusi o come non decisa opposizione nei confronti di chi opera in spregio dell’altrui vita, dignità e libertà. Al contrario, è preciso dovere religioso fattivamente contrastare, con fermezza, determinazione, responsabilità e coraggio, ogni forma di tirannia e persecuzione”.

Anna Foa, storica

(11 agosto 2014)