dolore…

Non leggo giornali di gossip e non seguo nessuna delle vicende di coloro che sono definiti star, celebrità, vip o simili. Eppure la morte e le circostanze di morte di Robin Williams mi hanno lasciato silenzioso, triste e pensieroso. Ho pensato ai film, ai suoi film con i quali molta della mia generazione è cresciuta ed in tutti ho sempre trovato un messaggio di positività, di amore per la vita, di comica e profonda energia esistenziale. Per questo motivo sono rimasto silenzioso. Chiaramente non conoscevo Robin Williams di persona ma la distanza tra il personaggio pubblico e l’epilogo della sua vita privata mi ha fatto riflettere. Ho provato a guardare la mia vita e le vita che mi circonda e mi sono reso conto in maniera violenta di quanto silenzio doloroso ruoti intorno a noi. Il silenzio di ciò che appare e che non è, di centinaia, di migliaia di persone che vivono vite non “reali”, apparentemente serene ma in realtà intrise di dolore, disagio, solitudine. È la modernità dei mali che affliggono l’uomo. I mali silenziosi, striscianti, invisibili all’occhio ma radicati nell’anima, talmente radicati e silenziosi che non impediscono vite “normali”, ma scavano fossati tra ciò che appare e ciò che è. E in questi fossati cade colpevole la nostra incapacità di cogliere il dolore che ci circonda, di gestirlo, di accettarlo e curarlo. Una incapacità che spesso esprime la nostra voglia di non impegno, di non voler vedere per non ascoltare il senso di responsabilità verso l’altro. Ci stupiamo della morte di Robin Williams obiettivamente lontano da noi così come ci stupiamo della coppia che divorzia “che sembrava tanto felice” o del dolore dell’anima del nostro collega o amico o vicino solo quando il fossato è colmo e ciò che appariva non appare più e la realtà occupa con forza ogni paravento e ogni finzione. Dovremmo sviluppare, in questa nostra generazione, una nuova capacità di ascolto che vada al di là della fisicità delle parole e dei racconti e colga gesti, silenzi, sguardi di chi ci vive intorno. Perché se il dolore dell’anima è silenziosamente pericoloso, le parole e la vicinanza per alleviarne il peso devono per forza di cose essere rumorose. Rumorose e costruttive, perché i dolori dell’uomo moderno sanno distruggere come mai avremmo immaginato. “Uno dolore nel cuore dell’uomo lo deprime, una buona parola lo rallegra.” Proverbi 12, 25.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(15 agosto 2014)