…genocidio
La terza guerra mondiale divampa, sia pur a pezzi e bocconi come ha detto papa Francesco, in questo anomalo agosto, diviso tra sole e pioggia. Iraq e Siria hanno, giustamente, preso sui media il posto che solo fino a pochi giorni fa è stato di Israele e Gaza, senza tuttavia che i razzi abbiano smesso di cadere su Israele e le bombe piovere su Gaza. Ma quello che succede in Siria e in Iraq è di una gravità inaudita, totale. Siamo di nuovo di fronte a un fenomeno chiaramente genocidario, e credo che noi ebrei, che abbiamo giustamente rifiutato l’etichetta di “genocidio” a proposito di quello che succedeva a Gaza, dovremmo oggi far sentire alta la nostra voce di fronte a fenomeni che non si possono non riconoscere come genocidi. Il caso di Amerli è forse il più urgente, anche se è difficile fare una graduatoria fra i genocidi. Ad Amerli, assediata dalle milizie dell’Isis da due mesi, ci sono diciassettemila turcomanni sciiti minacciati di sterminio, per la maggior parte donne e bambini. Frattini sul Corriere di ieri e Del Re e Sofri sulla Repubblica hanno descritto la situazione di Amerli con parole che non hanno bisogno di commento. L’ONU sta tentando di attivare un corridoio umanitario per mettere in salvo queste persone. Credo che questo sia un obiettivo primario e irrinunciabile. Di fronte a una guerra in cui si agitano progetti genocidari e si attuano operazioni genocidarie, tutti devono impegnarsi, dalle organizzazioni internazionali alle opinioni pubbliche del mondo. Chiunque si sottragga a questo compito in nome di un disinteresse totale verso il destino dell’umanità, volta a volta mascherato da pacifismo o da real politik, rivela non solo di essere egoista ma anche di non capire che un giorno o l’altro potrebbe toccare anche a noi.
Anna Foa, storica
(25 agosto 2014)