Tea for Two – Insonnia
Fino a qualche tempo fa, quando l’insonnia faceva la sua teatrale apparizione, avevo un metodo infallibile: iniziavo i vagheggiamenti. Mi figuravo correre tra i prati in fiore, calarmi in realtà lontane, invadere improponibili favole. Da qualche mese però l’abile trucco da mille e una notte non riesce più. Quando gli occhi non cedono al sonno dei giusti, mi rifugio dentro a pensieri poco allettanti. Per essere precisi, il Medio Oriente. Acchiappo il telefono, accedo a Twitter e mi cade addosso una pioggia di notizie. Almeno intorno a me atterrano solo notizie, penso amaramente. Fanno male, ma posso stupidamente fingere che non esistano. Posso alzare la testa e vivere una giornata come un’altra. Nonostante ciò, da quando la guerra è iniziata, preparare Tea for Two è sempre più complesso. Non riesco a scrivere le solite facezie ma non ho nemmeno le capacità di analizzare lucidamente la situazione e tentare improbabili teorie. Me ne sto in disparte, mi affliggo e vorrei tacere. Mi piacerebbe affiggere un cartello con su scritto “Il the tornerà quando tutto si accomoderà”. La domanda più inquietante che fa marcia indietro e mi schiaffeggia è: “Davvero tutto si accomoderà come diceva il buon Oblonsky? E quando?”. Sono senza fascia, senza costume intero sgambato e senza scettro, ma davvero vorrei piagnucolare e dire che il mio sogno più grande è la pace nel mondo. Forse perché nella mia testa la pace è ancora lontana. Forse perché preferirei sognare di prati in fiore, montagne innevate e principi a cavallo. Ma ormai anche chiudere gli occhi non funziona più.
Rachel Silvera, studentessa
(25 agosto 2014)