Natan’el al-Fayyumi
“Guardate parimenti, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna e le stelle, tutte le schiere celesti, di non traviarvi prostrandovi a loro e servendoli, poiché il Signore tuo D-o li ha assegnati a tutti gli altri popoli che abitano sotto tutti i cieli;” (Devarim 4: 19).
In questi versi è possibile intravedere probabilmente un messaggio di tolleranza e di pluralismo religioso nei confronti delle altre credenze presenti nel mondo. D-o manterrebbe così un rapporto con tutti i popoli della terra, a cui sarebbe richiesto, come è noto, di aderire ai sette precetti noachidi, e a cui è assegnata ugualmente una specifica missione.
Interessante a questo riguardo, il punto di vista del filosofo ebreo-yemenita Natan’el al-Fayyumi (1090-1165) il quale si spinge a sostenere che “D-o avrebbe mandato un profeta per ogni popolo in accordo con la propria lingua”, l’insegnamento universale sarebbe dunque stato adottato in ogni luogo, in conformità con il temperamento e la cultura di ogni singola nazione. Così che ognuno dovrebbe rimanere fedele al proprio culto, e le leggi che varrebbero per alcuni non avrebbero valore per altri. Al-Fayyumi fu fortemente influenzato da alcune dottrine dell’Ismailismo – una corrente sciita, da cui poi discenderanno anche i Drusi, che non esclude che un’unica verità divina sia diversamente alla base di tutte le religioni, un concetto ripreso più specificamente nei movimenti definiti “eretici” dall’Islam, come l’Ahmadiyya e il Bahaismo -, mi è sembrato pertinente riprendere il suo pensiero che invita ad ogni modo all’accettazione e alla comprensione del diverso, in un momento come questo, dove gruppi di fanatici religiosi come l’Isis o Boku Haram, tentano con la violenza di sottomettere e di convertire altre genti alla propria religione, presentandosi come custodi di un’unica ed esclusiva fonte di verità.
Francesco Moises Bassano
(29 agosto 2014)