Ticketless – Padre Benedetto Maria
Questa settimana vorrei segnalare un libro, suggerendone la traduzione a qualche editore. Da tempo volevo farlo, è uscito in America più di un anno fa. Ho sempre rinviato per una ragione o per l’altra. Mi è tornato in mente guardando in televisione i giardini vaticani dove si è svolto l’incontro di preghiera in Vaticano con Papa Francesco, Abu Mazel e Peres, caso più unico che raro di fallimento della diplomazia pontificia. Il volume di Susan Zuccotti (“Père Marie-Benoît and Jewish Rescue”, Indiana University Press) narra di un analogo tentativo andato a vuoto. L’autrice è ben nota la pubblico italiano per i suoi libri sulla Francia e l’Italia durante il secondo conflitto mondiale ed anche per un libro sui tormentati rapporti fra la Chiesa e gli ebrei. Quasi tutti i suoi lavori sono disponibili in lingua italiana, c’è da sperare che anche questa sua ultima fatica venga conosciuta da noi. Racconta la vita e le gesta di un coraggioso frate cappuccino francese, attivo nella Francia meridionale durante l’occupazione italiana. Fece coppia a Nizza con un personaggio a prima vista antitetico: un banchiere ebreo modenese, con un passato dannunziano, buone amicizie dentro il fascismo e fama di dongiovanni. Se un regista prendesse spunto da questa biografia incrociata avrebbe già confezionata con i fiocchi una magnifica sceneggiatura. Questi anomali fratelli cercarono, purtroppo senza successo, di recare in salvo, trasferendoli sulla costa settentrionale dell’Africa già liberata dagli Alleati, migliaia di profughi convenuti sulla Costa Azzurra fra 1942 e 1943. Itinerario opposto a quello dei migranti odierni. Le trattative segrete si svolsero nel verde accogliente dei giardini vaticani e nelle sale dei palazzi dove Papa Francesco ha tentato un’operazione altrettanto disperata. Donati e padre Benedetto Maria fino a poche ore prima dell’intempestivo annuncio dell’armistizio dell’8 settembre fecero la spola fra Roma e Nizza, diventando inseparabili. Di Donati, putroppo, si sa quasi niente e si è ben lontani dallo sperare che si possa un giorno leggere una biografia bella quanto questa dedicata al suo alter ego. L’insuccesso della loro missione non deve indurre al pessimismo. Quando c’è in gioco la pace e la vita degli essere umani la diplomazia deve fare tutti gli sforzi possibili.
Alberto Cavaglion
(3 settembre 2014)