Bruxelles, a quattro mesi dall’agguato il Museo ebraico riapre le porte
“Il 14 settembre segnerà una data importante per la nostra istituzione: sarà il giorno nel quale il Museo Ebraico del Belgio riaprirà le porte dopo quattro mesi di chiusura, quattro mesi dall’attentato in cui morirono Mira e Emanuel Riva, Dominique Sabrier e Alexandre Strens”. Con queste parole il Museo di Bruxelles annuncia il proprio ritorno dopo l’agghiacciante attentato dello scorso 24 maggio nel quale vennero uccise quattro persone. Un messaggio forte e chiaro: la cultura non ferma, non si piega al terrore. Il 14 settembre, in occasione della quindicesima Giornata Europea della Cultura Ebraica, quest’anno dedicata alla donna, la Bruxelles ebraica tornerà a parlare, si ridesterà dal torpore di un trauma indicibile. Era un sabato di fine maggio, uno di quei giorni nei quali si è proiettati a fare progetti estivi, quando un uomo munito di cappellino e macchina fotografica, il vademecum del turista, aprì il fuoco strappando la vita a quattro persone: una coppia di israeliani, Mira ed Emanuel, genitori di due ragazze adolescenti, la volontaria sessantaseinne Dominique e Alexandre, l’impiegato del museo di soli venticinque anni. Uno choc per tutta l’Europa che ha portato, la settimana dopo, all’arresto di quattro sospettati tra cui Mehdi Nemmouche, incastrato dalla polizia nel porto di Marsiglia. Immediata la reazione delle comunità ebraiche italiane che simultaneamente hanno aperto le porte di sette musei per non fermare la cultura e dimostrare concretamente la propria solidarietà. Il 14 settembre, durante la giornata, l’AEPJ (European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage) ha previsto un minuto di silenzio per le vittime. Il museo che dispone di una preziosa biblioteca con oltre 25000 volumi e oltre tre milioni di documenti sulla storia della vita degli ebrei del Belgio tornerà ad essere aperto al pubblico dalle 11.00 della mattina e dalle 15.00 riprenderanno le mostre “La robe est ailleurs” “Warsawarsaw”. Perché solo la cultura riuscirà a lavare la macchia di quel 24 maggio nel quale Bruxelles ha vissuto un incubo ed il suo museo un film dell’orrore.
Rachel Silvera
(4 settembre 2014)