Tenere le distanze
Perché i cristiani sembrano così poco coinvolti emotivamente dai massacri di cristiani? È una domanda che ci siamo posti spesso negli ultimi anni, e in particolare nelle ultime settimane con le agghiaccianti notizie che arrivano dall’Irak. Curiosamente, però, mi è capitato più volte di pormi la stessa domanda da insegnante di latino: ho scoperto infatti che non solo non si arriva quasi mai a leggere gli autori cristiani, ma spesso non si leggono neppure i testi famosissimi relativi alle persecuzioni dei cristiani, per esempio il resoconto di Tacito su Nerone che li usa come capro espiatorio per stornare da sé i sospetti sull’incendio di Roma, o l’inquietante scambio epistolare tra Plinio il Giovane e Traiano in cui lo scrittore ammette candidamente di aver mandato a morte innocenti, anche bambini, e riceve per questo l’approvazione dell’imperatore. Eppure sono testi di un’attualità sconcertante, utilissimi per far capire ai ragazzi i meccanismi che generano discriminazioni, persecuzioni e genocidi in ogni epoca, e pare incedibile che non si colga questa occasione in una materia in cui gli insegnanti sono sempre affamati di spunti di attualità e li cercano disperatamente dovunque sia possibile, anche a costo di forzature.
Forse è solo un caso, forse è una reazione a un’eccessiva enfasi su questi testi che probabilmente dominava la scuola fino a qualche decennio fa. Eppure ho la sensazione che ci sia qualcos’altro, qualcosa che sento anche da parte degli allievi: una oggettiva difficoltà a identificarsi con le vittime. Una minoranza perseguitata può suscitare facilmente compassione, simpatia, magari anche ammirazione. Ma ho l’impressione che si senta il bisogno di affermare che i perseguitati sono altri da noi, magari migliori, ma comunque diversi. Se sono o sono stati perseguitati ci deve essere un motivo; è una cosa che noi ebrei ci sentiamo ripetere continuamente e non sempre con malevolenza, anzi, mi pare abbastanza diffusa l’idea che gli ebrei siano stati perseguitati per qualche caratteristica eccezionalmente positiva. Accettare che una minoranza possa essere o essere stata perseguitata senza un reale motivo significa ammettere che può capitare a chiunque, ed è questo che probabilmente fa paura. E forse i cristiani hanno paura di sentire o ricordare che ci sono state e ci sono persone perseguitate per il solo fatto di essere cristiane. Meglio pensare che sono iracheni, nigeriani, ecc.; meglio sentirli diversi; meglio tenere le distanze.
Anna Segre, insegnante
(5 settembre 2014)