Qui Mantova – Festivaletteratura
Bencnaan: la creatività è un luogo interiore
L’israeliana Miki Bencnaan è scrittrice, scenografa, drammaturga, pittrice… Al Festivaletteratura di Mantova, anche grazie all’appoggio dell’ambasciata israeliana in Italia, è stata invitata insieme a un’autrice italiana, Michela Murgia, con cui condivide l’idea che la scrittura sia un modo per raccontare ma anche per salvare il mondo. Le ha provocate entrambe questa mattina a Palazzo Ducale la scrittrice e giornalista Loredana Lipperini, indagando sul ruolo dello scrittore, e in particolare sul rapporto con i luoghi. Miki Bencnaan il primo libro ha dovuto autoprodurselo, riuscendo però a diffonderlo nelle librerie e a farlo recensire su tutti i maggiori giornali. Il Grande circo delle idee, il secondo – appena tradotto in Italia da Giuntina -, è diventato un best seller nonostante l’autrice abbia deciso di pubblicarlo con una piccola casa editrice indipendente.
Riproponiamo qui un testo tratto dal dossier Lingue e linguaggi, parte del numero di Pagine Ebraiche di settembre attualmente in distribuzione, che a Miki Bencnaan ha dedicato due pagine, come hanno visto i molti che a Mantova hanno avuto una copia del giornale, in distribuzione in tutti i luoghi di riferimento del Festivaletteratura.
A Mantova il grande circo delle idee
Oltre che scrittrice, l’israealiana Miki Bencnaan è pittrice, scenografa e costumista per il Teatro Habima. Insegna alla Bezalel Academy of Art and Design di Gerusalemme, è stata burattinaia e ha fondato una start-up che sviluppa tecnologie per la medicina. È una persona vulcanica, piena di energie, idee, spunti, ma è curiosamente laconica e chiarisce subito: “Non ho nulla da dire su me stessa… temo di non essere brava a parlare. Ma a domande precise rispondo”. Il primo commento, inevitabile, è sulla guerra, di cui lamenta un effetto imprevisto. “È terribile: non riesco a pensare ad altro, non riesco a creare. E in più se non riesco a creare io mi sfogo mangiando. E se mangio ingrasso. Ecco, la guerra è odiosa anche per questo, la guerra fa ingrassare!”.
Il grande circo delle idee è il suo secondo libro, appena pubblicato da Giuntina, e verrà presentato il 7 settembre al Festivaletteratura di Mantova. Haaretz lo ha definito “un romanzo da accogliere con una grande ovazione”.
Ha la capacità di esprimersi e avere successo in campi estremamente diversi, con tranquillita, da persona che non si pone limiti, e dichiara di essere sempre “molto curiosa di vedere come andrà. Non posso spiegare cosa succede quando creo una scenografia, o quando dipingo, o mentre scrivo, non ci sono differenze. Per me la creatività viene da un luogo unico nella mia testa, e semplicemente devo trovare quel posto, dentro di me”.
Scrittura, pittura, scenografia, l’unica cosa che sembra fare differenza per Miki Bencnaan è l’ambiente: “In teatro hai sempre mille persone intorno, devi interagire ed è più difficile restare concentrati, è una cosa molto diversa dalla scrittura. Quando scrivo posso starmene da sola, chiudermi in casa e se non voglio neppure alzarmi, tanto se avverto che sto scrivendo un libro la gente capisce e mi lascia in pace. Al limite non rispondo neppure al telefono”. Il motivo per cui si occupa di tante cose diverse viene anche dalla sua capacità di arrangiarsi e di inventare soluzioni ai problemi che incontra, e dalla testardaggine con cui dice “Me la posso cavare da sola! Perché devo chiedere l’aiuto di qualcuno quando posso provare a fare io? Che si tratti di scrivere un libro o di aggiustare un lavandino, faccio da me. Penso che la maggior parte delle persone abbia un luogo dentro si sé dove andare a cercare risorse che non ricorda più di avere: quando siamo bambini siamo persone complete, e creative. Poi si cresce, e la realtà ti schiaccia”. Racconta di un’infanzia particolare, in cui la libertà era assoluta; i suoi genitori, entrambi sopravvissuti, “non hanno avuto una vera infanzia, e come tutti coloro che non l’hanno avuta sono rimasti un po’ bambini”. Una madre attrice, e scrittrice a sua volta, un padre drammaturgo e giornalista, Bencnaan è cresciuta in un mondo in cui nessuno le ha mai detto che non si può fare tutto. “Nessuno mi ha insegnato il contrario: se mi viene un’idea, poi la metto in pratica senza chiedere aiuto ad altri. Ci provo, per lo meno. Io poi so già che se chiamo altri a risolvermi un problema, quando da sola non ne vengo a capo, poi difficilmente sarò contenta del risultato!”
Ne Il grande circo delle idee crea un mondo magico, dove è impossibile distinguere realtà e fantasia, e dove i protagonisti intrecciano continuamente vita e Storia, a creare un proprio mondo. Inizia quando in una mattina d’inverno due anziane donne vengono trovate morte in una casa di riposo a Gerusalemme, per asfissia, causata da una stufetta a gas. Una indossa un costume da elefante, l’altra è vestita da bambola. Il figlio di una delle due donne, Pinki Hopsa, è appassionato di uccelli estinti, e dipinge quadri che rappresentano ciò che essi vedevano. I suoi quadri saranno esposti presto in una grande mostra.
Nel mondo reale, ovviamente. Perché Miki Bencnaan, quasi a chiudere il cerchio col suo passato da burattinaia, quando aveva il controllo totale dei suoi personaggi, riesce a modificare la realtà e trasforma il mondo in cui vive.
Il progetto su cui sta lavorando ora, una sceneggiatura, gioca nuovamente su diversi piani: oltre al testo, che racconta la vita di una persona malata di Alzheimer, disegnerà le scene, che dovranno mostrare come è fatta la mente di chi è malato.
Nel frattempo, riesce anche ad occuparsi della piattaforma editoriale che ha creato quando non riusciva a pubblicare il suo primo libro, Wheat Mother, e che ora si sta trasformando in una piccola casa editrice. Che però, come ci si può aspettare, non è solo una casa editrice. Ogni autore è coinvolto in una sorta di grande esperimento per cui i suoi personaggi possono vivere anche in altre storie, e allargare la realtà. Così come fa Miki, che ridendo dice “Sì, lo so che sembro matta, ma non lo sono! Solo che dopo che ho creato un mondo, che sia un libro, una scenografia o un quadro, mi piace farlo vivere e, se posso, anche farlo crescere un poco”.
Ada Treves, Pagine Ebraiche, settembre 2014 – dossier Lingue e linguaggi
(7 settembre 2014)