Museo della Shoah di Roma – “Il 27 gennaio data illusoria”
Il museo della Shoah non potrà essere inaugurato il 27 gennaio. Tutt’al più sarà possibile allestire nella sede ipotizzata all’Eur la grande mostra sulla liberazione dei lager nazisti cui la Fondazione sta lavorando da otto mesi, già prevista tenersi al Vittoriano, previ accordo con la proprietà dei locali all’Eur, effettiva disponibilità degli stessi, niente affatto certa, verifica di fattibilità e approvazione dell’abbandono del progetto di Villa Torlonia da parte del Consiglio d’amministrazione della Fondazione e del Consiglio comunale di Roma. E gli assessori comunali Paolo Masini e Giovanna Marinelli ne sono consapevoli. Lo afferma il Presidente della Fondazione Leone Paserman.
In un messaggio inviato alla redazione, il Presidente del Museo fa riferimento all’articolo ‘A Disputed Location for Rome Shoah Museum’ apparso sul numero di questa settimana del notiziario in lingua inglese “Pagine Ebraiche International” e afferma come “nell’articolo di Daniela Gross sul possibile trasferimento all’Eur si riporta che ‘The Shoah Museum – was decided in a meeting – will take place in piazza Marconi’. Questo non è affatto esatto: nell’incontro gli assessori comunali Paolo Masini e Giovanna Marinelli hanno illustrato l’ipotesi del trasferimento del costruendo Museo da Villa Torlonia all’Eur. Sono consapevoli che comunque il museo della Shoah non potrà essere inaugurato il 27 gennaio, tutt’al più sarà possibile allestire lì la grande mostra sulla liberazione dei lager nazisti cui la Fondazione sta lavorando da otto mesi, già prevista tenersi al Vittoriano, previ accordo con la proprietà dei locali all’Eur, effettiva disponibilità degli stessi, niente affatto certa, verifica di fattibilità e approvazione dell’abbandono del progetto di Villa Torlonia da parte del CdA della Fondazione e del Consiglio comunale di Roma”.
“È un processo ancora lungo e soggetto a molti ostacoli. Nell’incontro – conclude Paserman – ho preso atto delle comunicazione degli assessori, dichiarandomi dispiaciuto per non essere stato informato prima di questo nuovo orientamento e soprattutto per l’illusione che hanno creato nei pochi sopravvissuti di riuscire a vedere l’inaugurazione del museo il prossimo 27 gennaio. Masini ha risposto che la data del 27 gennaio è stata diffusa dai giornalisti e non da lui”.
“L’ho detto anche abbastanza sottovoce: c’è un progetto, io personalmente rimango fermo a ciò che conosco, ovvero il progetto (di Villa Torlonia) discusso dall’assemblea dei soci fondatori. Se la Comunità ebraica, come mi sembra di leggere dai giornali, ha delle proposte diverse, la sede è sempre l’assemblea dei soci e io sono a disposizione”. È quanto dichiara intanto il sindaco Ignazio Marino a proposito della realizzazione del nuovo Museo della Shoah di Roma e delle molte voci e possibilità che si sono rincorse in questi giorni. “Io purtroppo sono fatto così: lavoro sui documenti esistenti e non sulle voci. Se esiste una diversità di vedute che ha una sostanza razionale – dice Marino – è evidente che se ne debba discutere. Al momento non ho documentazioni o indicazioni ufficiali se non voci che alcuni all’interno della comunità ebraica hanno pensieri diversi”.
Dichiarazioni oggi riportate con evidenza sulla stampa romana, mentre si avvicina l’appuntamento con la riunione del Consiglio della Comunità ebraica previsto per domani e dedicato proprio a queste tematiche. “Dobbiamo fare tutti un passo indietro: la parola passa ai veri protagonisti, che sono i sopravvissuti”, l’ultima valutazione attribuita al suo presidente Riccardo Pacifici.
Mentre si susseguono le iniziative e gli appelli sui diversi fronti: a sostegno del progetto di Villa Torlonia da registrare una lettera-appello promossa dalla Confederazione Sindacale delle Professioni Tecniche. L’ipotesi di uno spostamento all’Eur viene duramente criticata dai firmatari: “Questa vicenda, che ci auguriamo si rilevi una ‘leggenda metropolitana’ montata da facinorosi – si legge nel documento, indirizzato al sindaco Marino – dimostra per l’ennesima volta che in Italia vige il metodo, sempre vincente, che si può sempre cambiare, a dispetto delle norme, delle leggi, per gli interessi di pochi, senza apparente motivo, svilendo e annichilendo così il lavoro fino a quel momento svolto”.
Ieri, intervenendo sul nostro notiziario quotidiano, il progettista di Villa Torlonia Luca Zevi aveva intanto aperto a una possibile soluzione di compromesso. “La richiesta degli ex deportati di un museo attivo subito può essere accolta in una sede provvisoria, in attesa dell’ultimazione dei lavori dell’edificio definitivo nell’area di Villa Torlonia. Questa soluzione – ha detto Zevi – è perfettamente compatibile con la necessità dell’Amministrazione comunale di aggiudicare una gara d’appalto che avrebbe dovuto essere conclusa da mesi e con l’aspettativa di un museo della Shoah degno di questo nome da parte della cittadinanza”.
Adam Smulevich twitter @åsmulevichmoked
(10 settembre 2014)