Brigata Ebraica, 70 anni di Resistenza

“Settanta anni fa io c’ero e combattevo al loro fianco. Da queste terre, lottando contro i comuni nemici della libertà e sotto le insegne con la stella di Davide, fu lanciato un grido inequivocabile di autodeterminazione. Qua e nel solco di quei valori è nato lo Stato di Israele. È bene che se lo ricordino tutti, anche chi fa finta di dimenticarsene”.
Ivano Cardinali è di San Giovanni Valdarno, ha 85 anni ed è un ex partigiano. Nel 1944, appena 15enne, fu tra quanti si resero protagonisti dello sfondamento della Linea Gotica e della conquista di alcune località strategiche nella lotta di liberazione dal giogo nazifascista. Un impegno che vide in prima fila i volontari della Brigata Ebraica, giunti in oltre 5mila unità dalla’allora Palestina mandataria, il futuro Stato di Israele. Ivano c’era e questa mattina, nel corso dell’annuale cerimonia di commemorazione dei caduti nel cimitero militare di Piangipane (Ravenna), ha voluto ricordare il sacrificio del sangue che molti profusero in quelle giornate che cambiarono il corso della storia.
Partecipata dalle massime istituzioni civili e militari del territorio, la cerimonia ha visto gli interventi, tra gli altri, del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, dell’ambasciatore d’Israele a Roma Naor Gilon e del rabbino capo di Ferrara rav Luciano Caro. Presenti anche i consiglieri UCEI David Menasci ed Eileen Cartoon (con quest’ultima che ha letto i nomi dei caduti), il presidente della Comunità ebraica di Verona Bruno Carmi e il consigliere della Comunità di Bologna Ines Miriam Marach. A Piangipane inoltre una delegazione istituzionale arrivata dalla Repubblica di San Marino e guidata da Patrizia De Luca, responsabile del locale centro di ricerca sull’emigrazione, e dal presidente del Keren Kayemeth sanmarinese Bruno Mussoni.
“Onorare i combattenti della Brigata Ebraica – ha affermato il presidente UCEI – significa rendere giustizia al coraggio di quei valorosi e difendere, contro ogni attacco e contro ogni mistificazione, la memoria di chi versò, spesso senza alcun legame con questo paese, il proprio sangue per la libertà nostra e di tutto il mondo”. Per poi aggiungere: “Che i loro nomi, e i nomi di tutti coloro che lottarono per spezzare le catene della dittatura, possano scopirsi nei nostri cuori e nelle nostre menti. Ebrei e cristiani, musulmani e protestanti, induisti e atei: come ci insegna questo cimitero, impregnato delle memorie di così tanti popoli e culture. Un monito che sia di auspicio per la costruzione di un futuro di autentica pace e fratellanza per l’umanità intera”.
Il bisogno di comprendere il ventaglio di scelte che furono possibili, l’esigenza sempre più avvertita di fare chiarezza. Oggi come ieri. È il concetto espresso dall’ambasciatore Gilon. “Quella – ha spiegato – fu un’epoca di scelte. Ci fu chi scelse di combattere per la libertà del mondo democratico come i volontari della Brigata Ebraica e chi, come il Gran Muftì di Gerusalemme, volle invece allearsi con Hitler. È bene che queste cose siano note perché ancora oggi molti cercano di riscrivere la storia. Quanto la necessità che vi presento sia attuale è l’estate appena trascorsa a ricordarcelo quando accuse insensate verso lo Stato di Israele, costretto a una guerra di autodifesa contro nemici senza scrupoli, hanno chiaramente mostrato il problema”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked