eroe…
Nel percorso di teshuvà, di ritorno a D.o e di correzione dei nostri comportamenti in previsione dei Dieci Giorni del Timore e di Yom Kippur la confessione dei propri errori, il וידוי viddui, occupa un posto necessario e di fondamentale consapevolezza. La cultura occidentale vede nella confessione il momento catartico durante il quale, attraverso il racconto del proprio comportamento sbagliato, possiamo ritornare allo stato di limpidezza precedente i nostri errori. Per l’Ebraismo il viddui tocca corde più profonde dell’animo umano e soprattutto non lascia spazio agli innumerevoli tentativi di fuga che ogni giorno, ciascuno di noi mette in atto per fuggire la responsabilità rispetto ad azioni che non erano da commettere o semplicemente anche rispetto al senso di colpa che questi stessi atti fanno nascere. La cultura di un certo mondo occidentale vede nell’uomo che non si pente e non cambia opinione un esempio di forza e coerenza. L’uomo d’onore, il leader non deve tornare indietro e non deve ammettere errori perché di fatto la persona retta non commette errori. Per l’Ebraismo l’eroe è di fatto l’antieroe dell’occidente. L’uomo che si pente, che torna indietro, che ripara i propri errori anche ammettendoli pubblicamente è l’eroe. Perché colui che fa teshuvà, colui che torna, il baal teshuvà è un eroe, un uomo forte, un uomo degno di onore. Un uomo che non è fuggito dai propri errori, ma si confronta con essi e li affronta. Per questo uomo è detto nel Talmud Berachot 34b: “Lì dove siede un baal teshuvà persino il più giusto tra noi non può sedere.” Perché il tornare indietro riparando i propri errori esprime la più forte capacità umana “ …L’ommo è ommo solamente quando non è testardo. Quando capisce ch’è venuto il momento di fare marcia indietro e la fa. Quando riconosce un errore commesso, se ne assume la responsabilità e cerca scusa…” Chi parla è Antonio Barracano, “Il Sindaco del Rione Sanità” e chi lo fa parlare è Eduardo De Filippo.
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
(19 settembre 2014)