Molte donne ebree, una mamma ebrea
Quali sono le caratteristiche della donna ebrea? La ricerca di un’identità legava come un filo sottile la bella conferenza di Ruth Mussi che introduceva le attività torinesi per la Giornata Europea della Cultura Ebraica al divertente spettacolo serale “Rita, Anna, Natalia e le altre: storie, avventure e segreti di donne ebree di ieri e di oggi” – realizzato dalla compagnia “UNA Teatro” con la partecipazione di Anna Carla Bosco, Irene Salza e Luciano Gallo – passando per la mostra “Donna, centro della famiglia e perno della tradizione”. Noi ebrei siamo abituati a definire le cose per differenze (la sera del seder rispetto a tutte le altre notti, Israele rispetto agli altri popoli), ma nel caso della donna ebrea le cose si complicano: in che cosa la donna ebrea si differenzia da chi? Dall’uomo ebreo? È un terreno minato: giustamente Ruth Mussi ha messo in guardia da indebite generalizzazioni. Ecco allora la ricerca di specificità legate al contesto storico e sociale (interessanti, per esempio, e forse poco note le notizie sulle cerimonie femminili del capo mese in vari luoghi ed epoche), o, come nello spettacolo, un’identità definita per accumulazione più che per sottrazione: saggi consigli materni (raccolti con la collaborazione del pubblico), ricette, oggetti, fino al semplice elenco di nomi più o meno noti, trovata efficacissima per dare l’idea di un panorama così variegato da non essere riconducibile a nessuna categoria predefinita. Forse può sembrare un po’ strano come, pur con questo sacrosanto rifiuto di troppo facili incasellamenti, tenda comunque a prevalere l’onnipresente immagine della madre ebrea. Pare quasi una gabbia da cui neppure le donne ebree di oggi riescono del tutto a liberarsi. Ma anche chi trova questo stereotipo un po’ stretto non può fare a meno di coltivarlo quando pensa alla propria mamma ebrea: rifiutiamo le generalizzazioni e poi ci scopriamo a scambiarci ricette, massime e aneddoti sulle nostre madri come se fosse scontato che in fin dei conti le madri ebree si somigliano un po’ tutte. E quando nello spettacolo è stata citata la frase “Il charoset migliore è quello della mia mamma” ho pensato: “Ovviamente questo è uno stereotipo; è improbabile che davvero ciascuno creda che il charoset della propria madre sia il migliore; lo sanno tutti che il migliore è quello della mia.”
Auguro a tutti un felicissimo 5775.
Anna Segre, insegnante
(19 settembre 2014)