Ricordati dei giorni del mondo
Curioso leggendo “Ricordati dei giorni del mondo” di Rav Giuseppe Laras (EDB, 2014), la testimonianza secondo cui Rabbì Yosef Qaro (1488- 1575), ebbe in sorte di essere assistito da un Magghid, “un’entità che in determinate occasioni, gli parlava e gli trasmetteva profondi segreti della Torah, esortandolo nel contempo a comportarsi con santità e purità, rivelandoli altresì alcuni eventi che gli sarebbero occorsi in futuro”. Un fenomeno, contestato alle volte dalle autorità rabbiniche del tempo, che si ritroverà più tardi anche in Rabbì Moshe Haim Luzzato (1707-1746), come scrive del resto accuratamente Andrea Yaakov Lattes, dove per il Ramhal era come “una voce che gli usciva dalla bocca […] o che si manifestava attraverso una tecnica di scrittura automatica”. Sempre secondo Lattes, si trattava di un’esperienza mistica, che già descritta da Rabbì Haim Calabrese nel XVI sec., ebbe una significativa diffusione tra i rabbini e i mequbalim italiani, fino a Rabbì Yosef David Azoulay, in particolar modo dopo l’esodo degli ebrei dalla Penisola Iberica.
Al di là dei risvolti mistici, storici e sociali del fenomeno, è interessante trovare una qualche analogia con il dàimon (demone) dei greci, in riferimento soprattutto a quello di Socrate: anch’egli sosteneva di essere sottoposto all’influsso e all’ispirazione di un’entità-guida divina, “una voce interiore” rappresentante l’essenza stessa dell’anima intenta a incoraggiare la propria ragione e ad indurlo a compiere il giusto, nella ricerca del vero. Un concetto che finisce per fondersi con quello di “anima”, “angelo guardiano”, o di “genio”, riscontrabile in molte altre culture, come il “fravashi” zoroastriano, o il “mu’aqqib” e così via. Forse bisognerebbe pensare davvero che un magghid o un demone si possa trovare in ognuno di noi, e che più probabilmente non tutti e non in ogni situazione siamo in grado di ascoltarlo…
Francesco Moises Bassano
(19 settembre 2014)