Museo della Shoah, si farà a Villa Torlonia
“Abbiamo di fronte una decisione che ha una profonda valenza etica nei confronti degli ultimi sopravvissuti ai campi di sterminio e la dobbiamo prendere anche con l’emozione della scomparsa di Mario Limentani, delle lacrime di Sami Modiano e delle parole toccanti di Piero Terracina. Ma come amministrazione abbiamo il dovere di decidere tenendo conto anche dei vincoli giuridici e quindi di rispettare la procedura avviata e aprire le buste del bando di gara europeo per la realizzazione del museo, come sottolineato anche dal presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick”.
Lo ha affermato il sindaco di Roma Ignazio Marino al termine della riunione dei consiglieri della Fondazione Museo della Shoah svoltasi ieri in Campidoglio durante la quale è emerso il seguente scenario: impegno per portare avanti il progetto di Villa Torlonia, posa simbolica della prima pietra per il 27 gennaio, sede provvisoria nella Casina dei Vallati (nell’immagine) in un edificio di proprietà del Comune a disposizione di Roma Capitale. L’ipotesi circolata negli scorsi giorni di una sede da ricavare in alcuni spazi commerciali siti all’Eur non ha invece trovato alcuno spazio nel programma del sindaco.
Nel documento emesso dal primo cittadino si sottolinea inoltre come, nel corso della discussione, sia emersa “una evidente diversità di opinioni tra i rappresentanti della comunità ebraica”. Pertanto, conclude Marino, “pur confermando la mia ferma volontà di realizzare il museo a Villa Torlonia, ho deciso di accogliere la richiesta di un’ultima pausa di riflessione di alcuni giorni”.
Costituita da un edificio riportato alla luce nel corso degli sventramenti effettuati negli anni Venti del Novecento per liberare le strutture del vicino Teatro di Marcello, la Casina dei Vallati – sita nel punto di congiunzione tra il Portico d’Ottavia e Largo XVI Ottobre – è sede dal 1933 degli Uffici della Ripartizione Antichità e Belle Arti del Comune di Roma, oggi Sovraintendenza ai Beni Culturali.
La denominazione della struttura, ricca di ambienti medievali e rinascimentali, deriva dalla famiglia Vallati, proprietaria tra il 13esimo e il 14esimo secolo di numerosi immobili nel rione S.Angelo. Tra le caratteristiche che maggiormente risaltano il portale cinquecentesco originario in marmo, il porticato al piano terreno, strutture murarie con paramenti in tufelli o laterizio, finestre con cornici in marmo e alcune bifore in peperino.
Lo spazio adibito per l’allestimento dovrebbe essere di circa ottocento metri quadrati.