Kippur…
In questi giorni noi chiamiamo Ha-Qadòsh Barùkh Hu, “Ha-mélekh ha-qadòsh”, il Re santo. Se tale è la Sua qualità, ne consegue che tutto ciò che Lui fa, che crea, anch’esso partecipa della santità. Tutto il mondo è santo, ma c’è un luogo più santo degli altri, dove sorgeva il Santuario. Tutte le persone sono sante, ma il livello del Kohèn Gadòl era di maggiore santità. Tutti i giorni sono santi, ma Kippur viene vissuto con una particolare santità. Tutte le lingue sono volute da D., ma la lingua ebraica è santa perché è quella della Creazione e quella in cui è stata data la Torah. Una volta all’anno tutti gli elementi più sacri si riunivano: a Kippur, nel Beth ha-Miqdash, il Kohèn Gadol entrava nel Qodesh ha-Qodashim (il luogo più santo) e pronunciava il Nome sacro, il Tetragramma.
Oggi, in assenza del Beth ha-Miqdash, ognuno di noi è un Kohen Gadol, ognuno di noi ha la responsabilità del comportamento suo e degli altri, ogni sua parola è sacra.
Questa idea deve essere presente in ogni momento, in particolare a Kippur, quando tutti noi ci ritroviamo nei Battè Ha-Kenéseth, perché le nostre parole ed i nostri pensieri siano intrisi di qedushà, di santità; solo così possiamo contare sul perdono divino e sulla Sua benedizione.
Elia Richetti, rabbino
(2 ottobre 2014)