Roma – In Campidoglio l’omaggio a Kazik
Quello che lo ha colpito di più delle sue giornate romane è l’attenzione dei giovani, di quei ragazzi cui cerca di trasmettere il testimone del ricordo e della consapevolezza. Dopo aver incontrato in sinagoga gli studenti coinvolti nel Viaggio della Memoria Simcha Rotem, 91 anni, nome di battaglia Kazik, uno degli ultimi eroi della rivolta del Ghetto di Varsavia ancora in vita, riceve nei Musei Capitolini l’applauso di molte centinaia di persone e si dice commosso per l’accoglienza. “Grazie, grazie di cuore” afferma con piglio deciso.
In Italia per presentare il suo recente scritto “Il passato che è in me” (ed. Salomone Belforte), Rotem ha al fianco la curatrice dell’opera Anna Rolli, lo psicologo David Meghnagi (che ha scritto la postfazione) e Carla Di Veroli, responsabile di Roma Capitale per le politiche sulla Memoria.
“Nel ghetto vivevamo in una condizione estrema: fame, terrore, una continua umiliazione. L’unica libertà di cui potevamo disporre – ha spiegato Rotem – era quella di morire combattendo. Siamo stati dei giovani risoluti e alla fine abbiamo fatto la storia. Chi è morto e i pochi, come me, che sono sopravvissuti”.
Gli incontri di queste ore, tra cui un colloquio privato avvenuto in mattinata con il sindaco Ignazio Marino, si legano alle attività per festeggiare il decimo anniversario del Master internazionale in didattica della Shoah di cui Meghnagi è coordinatore. Tra i vari appuntamenti, oltre a una riflessione sul Ghetto di Varsavia, anche un approfondimento sul genocidio armeno organizzato lunedì scorso nella palazzina del Rettorato. Con un chiaro input: capire l’orrore di ieri per costruire un presente e un futuro diverso. Una sfida terribilmente attuale, come ricordato dallo stesso Rotem. “Quando penso alla situazione di questi giorni, alla crudeltà dell’Isis – denunciava infatti Kazik – mi chiedo se il mondo ha imparato qualcosa dal suo passato”.
a.s twitter @asmulevichmoked
(8 ottobre 2014)