…Malala

L’attribuzione alla giovane pakistana Malala Yousafzai, a metà insieme con l’attivista indiano Kailash Satyarthi, del premio Nobel per la pace “per la loro lotta contro la repressione dei bambini e dei giovani e per i diritti di tutti i bambini all’istruzione”, è una bella notizia che ci riempie di fiducia e di speranza. Che sia anche una brutta notizia per i talebani è evidente, dal momento che Malala è stata gravemente ferita nel 2012 proprio dai talebani per la sua lotta per l’istruzione delle bambine in Pakistan. Non ci aspettavamo che fosse anche una brutta notizia per il giornale italiano “Il Fatto”, in cui Caterina Grignani, nel riferire le reazioni negative di molti pakistani alla notizia, riprese dal Guardian, si immedesima talmente con le sue fonti da parlare, di “commenti che restituiscono l’ambivalenza del personaggio”. “Malala – scrive Grignani – è un simbolo occidentale. Sarebbe l’immagine del Pakistan che l’Occidente vorrebbe”. Se di una bambina che dice di voler lottare con penne e quaderni una giornalista occidentale può arrivare a parlare di ambivalenza, allora forse ha dimenticato che i diritti umani sono universali e che andare a scuola fa parte dei diritti fondamentali. Per gli occidentali come per tutti.

Anna Foa, storica

(13 ottobre 2014)