Attentato in Israele, torna la paura
Sale la tensione in Israele dopo l’attentato di ieri a Gerusalemme in cui una bimba israeliana di tre mesi ha perso la vita e altre otto persone sono rimaste ferite. Diversi quotidiani italiani ricostruiscono la vicenda: l’attentatore, un palestinese di 20 anni, si è lanciato ieri pomeriggio con la sua auto contro alcuni passeggeri che stavano scendendo dal treno leggero di Gerusalemme. L’uomo, ferito e catturato dalla polizia pochi attimi dopo l’attacco, era già stato arrestato due volte per terrorismo e secondo le autorità israeliane è legato al movimento terroristico di Hamas. Maurizio Molinari su La Stampa riporta la reazione del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu alla notizia della morte della bimba. Il premier, scrive Molinari, “punta l’indice verso il presidente palestinese Abu Mazen: ‘Queste sono le conseguenze del discorso che ha pronunciato solo pochi giorni fa, incitando all’odio contro gli ebrei di Gerusalemme’ avendo adoperato l’espressione ‘mandrie di bestiame’ contro gli ebrei che salgono sulla Spiana delle Moschee ‘commettendo un sacrilegio’”. La polizia sta indagando sulla natura dell’attacco per capire se l’attentatore ha eseguito degli ordini e se ha avuto dei complici. Tra gli elementi rimarcati nella ricostruzione de La Stampa, così come sul Corriere della Sera e su Repubblica, la provenienza del responsabile del folle gesto: Silwan, quartiere di Gerusalemme est, dove nelle ultime settimane è salita la tensione a causa dell’insediamento di alcune famiglie ebraiche nella zona (contro le loro abitazioni sono state lanciate delle bombe molotov). Inqualificabili le vergognose parole arrivate da Gaza, da esponenti di Hamas in riferimento all’attentato di Gerusalemme: “una reazione naturale ai crimini dell’occupazione”, la tesi del movimento terroristico che controlla la Striscia di Gaza.
Un altro attentato, di cui al momento non si conosce la natura, ha sconvolto ieri il Canada. Ad Ottawa un commando terroristico ha attaccato il Parlamento del paese, uccidendo a colpi di fucile un soldato e ferendo tre persone. Uno degli attentatori è morto nello scontro a fuoco. “L’attacco ricorda le azioni dei jihadisti, le operazioni senza ritorno a Kabul, Mumbai e in Pakistan – scrive Guido Olimpio sul Corriere – L’Isis, da settimane, minaccia i Paesi dell’Occidente. Ottawa ha appena schierato i suoi caccia che dovranno partecipare al raid in Iraq. E lunedì c’è stato l’episodio del militare investito e ucciso da un convertito all’islam. Se si unisce tutto all’alto numero di estremisti presenti nel Paese il link con le crisi mediorientali non sembra strano”. Non si escludono però altre piste, ricorda il giornalista del Corriere, tra cui terrorismo interno.
Contro i crimini di guerra e contro l’umanità non opera il principio dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile degli altri Stati. A deciderlo la sentenza della Corte Costituzionale pubblicata ieri e che riaprono la strada alle vittime del nazismo per agire in giudizio contro la Germania e ottenere i risarcimenti in sede civile. “La Consulta – scrive Marina Castellaneta sul Sole 24 Ore – con la pronuncia depositata ieri (relatore il presidente Giuseppe Tesauro), ha riconosciuto il diritto delle vittime, deportate durante la Seconda guerra mondiale dalla Germania, ad agire contro Berlino dinanzi ai giudici italiani”. Per il procuratore militare Marco De Paolis adesso si potrà arrivare ai risarcimenti.
Ordinanza del Tar per ottenere un supplemento di istruttoria riguardo al caso che vede coinvolti l’ospedale israelitico e la Regione Lazio. “Davanti ai giudici della terza sezione quater si continua a giocare una partita da oltre 18 milioni di euro – si legge sulle pagine romane di Repubblica – Una somma che, secondo i legali della struttura sanitaria, la Pisana dovrebbe versare per le prestazioni su cui è scattata l’indagine del Nas dei carabinieri (interventi odontoiatrici che in gran parte furono caricati sul sistema sanitario come prestazioni ortopediche)”. A un consulente sarà ora affidato l’incarico di ricostruire la vicenda – iniziata nel 2006 – e di dare una propria valutazione sulla somma contesa.
Continua in Francia il tentativo di Marine Le Pen di ripulire l’immagine del suo partito, il Front National, per rilanciarlo in vista delle prossime elezioni francesi. Marine punta alla presidenza e per farlo sta pensando di cambiare il nome al partito fondato dal padre e abbandonare, almeno formalmente, la pesante eredità da lui lasciata. Le esternazioni antisemite e xenofobe di Jean Marie Le Pen (“le camere a gas sono un dettaglio”, una delle farneticanti dichiarazioni del fondatore del Front National) sono infatti d’intralcio alla figlia nella sua corsa all’Eliseo. “Marine Le Pen ha cominciato a definirsi ‘patriottica’, ‘gollista’, e non vuole più essere definita di ‘estrema destra’. U cambio di nome serve a dimostrare che fa sul serio nel suo progetto di trasformare il “partito del Diavolo”, coli com’è stato a lungo chiamato il Fn, in una forza di governo” (Repubblica).
“L’ebraismo non è soltanto una religione. È al tempo stesso una identità accettata e custodita anche da chi non pratica precetti religiosi. Non è sorprendente quindi che il profilo biografico di una persona ne tenga conto”. Risponde così Sergio Romano sul Corriere a un lettore che si chiedeva il perché sui giornali fosse stata sottolineata l’identità ebraica del vincitore del premio Nobel per la letteratura Patrick Modiano.
Daniel Reichel
(23 ottobre 2014)