Oltremare – Il posto della cucina
Quando si dice che intorno alla tavola si costruiscono le amicizie e le alleanze più forti, forse si dice il vero.
Ma nella mia vita non è a tavola che succedono le cose davvero importanti. È un passo prima: in cucina. Prima di tutto in casa, ma anche in cucine più grandi e frequentate da molte persone contemporaneamente. Sono cresciuta a metà fra Torino e Venezia, e provo una fitta di nostalgia ogni volta che penso alle meraviglie culinarie di semplicità estrema ed estrema bontà che escono dalla cucina del Cuore e Concordia (il centro sociale veneziano). Ogni anno al seder di Pesach, il menù fisso giustamente da secoli è uno dei segreti meglio conservati dell’Italia ebraica. Ma è ovvio a chiunque si affacci nella cucina, che tutta quella bontà è fatta tanto dal cibo quanto dalle mani, dalle storie e dalle chiacchiere che annualmente riempiono quella cucina. Di recente, durante i miei sporadici ritorni a Torino, ho notato che un intelligente rinnovo delle sale dell’Adei ha fatto spazio per una cucina doppia, di carne e di latte, che viene utilizzata con sempre maggiore frequenza per pranzi e cene sociali. La posizione stessa è strategica: a metà fra gli uffici e il centro sociale e l’entrata del Tempio piccolo, usato tutto l’anno. Per l’ultimo Shabbat, ci hanno cucinato eccezionalmente cuochi israeliani che sono arrivati a Torino in occasione del Salone del Gusto. Mentre io me ne sto qui, oltremare, dove la cucina nelle case è sempre più spesso parte del salone, parte integrante della casa, penso alla centralità di quella cucina, e di quanto sarebbe utile a tutta la comunità se, adesso che almeno la questione rabbinica sembra essersi risolta, si pensasse di fare le riunioni di consiglio sotto forma di workshop di cucina. A sudare tutti ai fornelli, ci si ricorda facilmente perché si è entrati in consiglio, e che prezzo ha il suo scioglimento. Se i cuochi abbandonano la cucina, non si mangia.
Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini
(27 ottobre 2014)