Shabat…
Potrebbe essere interessante capire se il progetto Shabat Achàt, che si è realizzato sabato scorso in molte Comunità, sia riuscito a coinvolgere quegli ebrei che solitamente non vivono appieno lo spirito dello Shabat o se invece sia stato essenzialmente uno Shabat come tanti altri e con le solite persone. Durante questo Shabat ho pensato molto a quella preoccupazione sempre più diffusa tra molti ebrei che è quella di far conoscere meglio l’ebraismo alla società che ci circonda e di come combattere pregiudizi e luoghi comuni sugli ebrei. Sono convinto che l’osservanza dello Shabat è forse una delle opportunità più straordinarie. Provate per un istante a immaginare se tutti i ragazzi ebrei, costretti ad andare a scuola di Shabat, decidessero di non scrivere, realizzando in questo modo, oltre che un preciso dettame della Torah, l’espletamento di un diritto alla diversità previsto dalle Intese stipulate dall’Ucei con lo Stato italiano che tanto abbiamo voluto. Un gesto di tale portata avrebbe sicuramente un impatto rivoluzionario nell’opinione pubblica. Accrescerebbe quel rispetto e quella autorevolezza per cui ci peniamo tanto. Le rivoluzioni, per noi ebrei, non si sono mai basate su dichiarazioni retoriche o su battaglie di principio, ma piuttosto, su piccole ma significative azioni ripetibili. Se vogliamo che gli altri ci rispettino cominciamo col rispettare noi stessi.
Roberto Della Rocca, rabbino
(28 ottobre 2014)