Ticketless – La cucina verace di Roma
In Contromano, la bella collana di guide alle città d’Italia dell’editore Laterza, dopo il volumetto di Tommaso Giartosio, “L’O di Roma”, di cui ci siamo già occupati, esce un secondo libro dedicato sempre alla capitale, con titolo parimenti azzeccato: “Roma è una bugia”. Lo firma uno dei più autorevoli critici letterari del nostro paese, Filippo La Porta. È un’autobiografia a sprazzi, di un romano vero. La Porta ricama sull’identità artificiosa di Roma, compresa nel tratto concettuale che separa due modi di interloquire, che i suoi abitanti usano per commentare la realtà: “Anvedi” e “Chettefrega”, pacato stupore e menefreghismo.
L’indagine di La Porta è complessa, perché Roma è “un palinsesto di evi storici” che ha perso di vista la sua ragion d’essere. Se la città c’è ancora, i romani non esistono più (quasi tutti concentrati nei rioni periferici). Fa piacere leggere che La Porta ritenga la comunità ebraica “l’unico nucleo autenticamente romano, la memoria storica della città”. Al ghetto “si trova la cucina verace di Roma”, cibi “torbidi e insolenti”, fritti e frattaglie, pesanti e poveri, di vera tradizione. Vale a dire, fuori di metafora, “il fondo insondabile del temperamento romano, composto di giocosa tolleranza e dolce sbracatezza”.
Alberto Cavaglion, storico
(29 ottobre 2014)