Pitigliano – Una targa per rav Kahn

IMG01628-20141102-1217A dieci anni dalla sua scomparsa, realizzandosi la proposta partita da Anna ed Enzo Priami, una targa è stata apposta nel Tempio pitiglianese a ricordo della consulenza entusiasticamente fornita da rav Isidoro Kahn alla ricostruzione del luogo.
Presenti la moglie Liliana, che ha rivolto un commosso saluto ai presenti, il figlio Michael che ha apposto la targa e il nipote Giacomo che ha tratteggiato un profilo del Rav appartenente a una generazione che operava “l’ortodossia con il sorriso”, risorta dalla tragica esperienza della Shoah. La cerimonia è stata ospitata da “La piccola Gerusalemme”, l’associazione che cura il sito ebraico presieduta da Elena Servi che ha dato il benvenuto ai convenuti.
L’apposizione della targa è stata preceduta dagli interventi rabbino capo di Livorno Yaid Didi, il quale ha poi recitato l’Ashkavà per lo scomparso e del presidente della Comunità ebraica labronica Vittorio Mosseri.
Nell’occasione è stato poi presentato, introdotto dal presidente Mosseri, il volume opera dello studioso Paolo Orsucci (editore Belforte) dal titolo “Quale e’ la via del vento?”
Cosa ha spinto Orsucci a scrivere un volume su rav Kahn? “Avevo voglia di raccontare la vita di qualcuno, dare la possibilità di leggere attraverso le mie parole l’avventura umana ed ebraica di un uomo” afferma l’autore. “Ci sono vari modi di vivere la propria ebraicità – ha proseguito – e quella di rav Kahn secondo me merita attenzione: è per questo che il mio pensiero è andato a lui. Kahn è stato il ‘rabbino delle persone’ nel senso più nobile e vero del termine ed è stato un fine intellettuale, aspetto che non ha mai fatto pesare a nessuno né mai se ne è fatto vanto”.
Oruscci annota poi, parlando sempre del Maestro oggi ricordato: “Ha una pubblicistica di tutto rispetto, della quale non ha mai fatto risonanza. Infatti non lo sapeva nessuno (o quasi, naturalmente). Me ne sono stupito io stesso, l’ho scoperto durante le ricerche per il libro. Ha avuto doti umane che ha maneggiato con tatto e rispetto verso gli altri e ha reso accessibili i precetti ebraici a tutti coloro che ne hanno voluto vivere la pienezza del significato. Spero di aver fatto di rav Kahn un ritratto che trasmetta la statura morale della sua persona, tutt’altro che ripiegata su se stessa ma aperta agli altri e al mondo”.
L’apertura al mondo alla quale accenna Orsucci è peraltro ben testimoniata dall’impegno profuso da rav Kahn anche nel dialogo interreligioso.
Al suo arrivo a Livorno troverà terreno più che idoneo nel rapporto, iniziato già con rav Laras, con quella figura fortemente e carismaticamente radicata nel territorio impersonificata dal vescovo Alberto Ablondi, scomparso alcuni anni or sono.
Monica Leonetti Cuzzocrea, una delle fondatrici dell’Amicizia Ebraico Cristiana labronica, dell’alro prelato è stata stretta collaboratrice e così ricorda i rapporto tra questi e rav Kahn: “Quando si parla del rapporto di amicizia tra il vescovo Ablondi e il Rabbino capo Kahn, la prima immagine che viene in mente è quella dell’abbraccio. Due persone che venivano, oltre che da ambienti religiosi diversi, anche da città con tradizioni diverse ma che dell’incontro avevano la loro ragione di vita. Questo il perché di questa immagine che a distanza di anni ancora è viva nella memoria di chi vi scrive” ricorda Cuzzocrea che ulteriormente approfondisce: “Un’ amicizia vissuta al di fuori dell’istituzionalità che però ha fatto si che il vescovo Ablondi proponesse alla Conferenza Episcopale Italiana l’introduzione della celebrazione della Giornata del dialogo ebraico-cristiano nel 1977. Ho ancora vivo quel 17 gennaio quando sottobraccio davanti alle autorità, camminavano davanti alla fiaccolata che si snodava per le vie del centro livornese dopo aver pregato davanti alla Channukkiah della sinagoga. Le loro telefonate non passavano mai dai centralini, e i loro incontri erano nelle case come quelli di amici che avevano cura della vita dell’altro. Ci sono stati momenti di sofferenza fisica e li vedevi al capezzale dell’ospedale che si confortavano e si davano appuntamento per impegni futuri. Quelli sulla terra si sono interrotti ma li vedo davanti al Padre che sottobraccio continuano quelle conversazioni illuminate dal loro sorriso”.
A chiudere la giornata, sotto la direzione del Maestro Paolo Filidei, il concerto del Coro “Ernesto Ventura”, basato sul prezioso patrimonio ebraico livornese che rav Kahn, peraltro dotato di gran voce e passione musicale, tanto amò e fece proprio nel rispetto degli usi locali.
Un plauso per il lavoro organizzativo a David Novelli e a quanti hanno collaborato.

Gadi Polacco

(Nella foto Michael Kahn con la targa)

(2 novembre 2014)