Brava gente

tobia zeviChe gli italiani fossero brava gente, per fortuna, ce lo siamo levati dalla testa già da un po’. Ce lo hanno spiegato, con dovizia di particolari, gli studi sul colonialismo italiano in Africa o quelli sui rapporti tra fascismo e nazismo. Forse è proprio questo concetto a essere sbagliato: non esistono popoli “bravi” e cattivi, ognuno è responsabile di quello che fa e l’essere umano non si comporta tendenzialmente bene.
Tuttavia è una retorica dura a morire, una tentazione seducente. Ultimamente se ne è attinto a piene mani parlando di immigrazione: gli italiani sarebbero accoglienti, generosi, ospitali. Ci si è spinti fino a chiedere il Nobel per l’isola di Lampedusa, prima frontiera dell’Europa che guarda (di malavoglia) verso il Sud del mondo. E non voglio certo negare che sia pieno di italiani (e lampedusani) meritevoli di tali attributi, spesso protagonisti di storie davvero straordinarie. Ma è troppo facile raccontare le vicende edificanti, quelle che rassicurano.
Proviamo invece a parlare di quanto accade nelle campagne intorno a Ragusa. Da qualche tempo si verifica un fenomeno strano: negli ospedali della zona aumentano gli aborti in misura significativa. Tutti fanno finta di niente tranne un prete, don Beniamino Sacco, e qualche rappresentante della CGIL, che denunciano lo sfruttamento sessuale delle straniere chiuse nelle serre. Dove prima venivano sfruttati gli stagionali maghrebini (40 euro al giorno per 15 ore di lavoro), oggi per 30 euro puoi avere una coppia romena. Marito e moglie che sgobbano tutto il giorno vivendo in baracche luride, e poi la sera te ne vai anche a letto con la donna.
Vuoi mettere che vantaggio per l’agricoltore italiano? La notizia si diffonde per merito di qualche coraggioso, del giornalista Dario Di Vico e dei suoi colleghi di Piazzapulita. Non ci si può più voltare dall’altra parte e così il prefetto convoca un tavolo con sindacati, associazioni e istituzioni. Vedremo. Certo è che uno scandalo come questo, letteralmente ripugnante, fa giustizia in un colpo solo di tutti i luoghi comuni in materia di immigrazione: non siamo razzisti ma non c’è lavoro; è giusto aiutarli ma le case vadano prima agli italiani; aiutiamoli ma a casa loro…
Benissimo, ma con le schiave sessuali come la mettiamo? Per carità, le responsabilità sono sempre individuali. Ma italiani brava gente, per cortesia, no grazie.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi

(4 novembre 2014)