Merano, un primo storico omaggio
Cittadini dell’Impero Austro Ungarico, morirono sotto i colpi dell’esercito italiano. Lo stesso esercito che rende loro omaggio oggi, quasi 100 anni dopo, nel segno della sofferenza e del dolore che accomunarono i due schieramenti. Onori militari, deposizione di corone, presenza delle più importanti cariche istituzionali (a partire dal sindaco Günther Januth) hanno caratterizzato la prima storica cerimonia di commemorazione delle molte decine di ebrei austriaci che caddero in Trentino Alto Adige durante la Grande Guerra e i cui corpi riposano dal 1931 nel cimitero ebraico di Merano. Un’iniziativa inquadrata all’interno di celebrazioni volutamente omnicomprensive in una regione in cui il tema del conflitto tra diverse identità nazionali ha spesso infiammato lo scontro politico.
Perché Merano? Insediatasi all’inizio del 19esimo secolo, la locale Comunità ebraica è protagonista dell’espansione nella città altoatesina a cavallo tra Otto e Novecento e contribuisce in modo concreto al suo sviluppo non solo commerciale ma anche culturale, turistico, ricreativo. Un dato su tutti: negli stessi mesi in cui avviene la traslazione dei corpi un censimento certifica la presenza di 1293 ebrei in città. Pochi anni e, con l’emanazione delle leggi razziste e con l’inizio delle persecuzioni antiebraiche, quel mondo fiorente verrà quasi del tutto annientato.
A proporre l’apertura di questo nuovo fronte di Memoria il vicepresidente della Comunità ebraica Mirko Wenter, sostenuto dalla presidente (oltre che consigliere UCEI) Elisabetta Rossi Innerhofer. Un’iniziativa, spiega quest’ultima, “immediatamente e positivamente accolta dalle istituzioni”.