Qui Trieste – Il valore della Memoria

Trieste - laboratorio della MemoriaLa Memoria deve essere un laboratorio permanente. Con l’incontro internazionale “Il valore del Ricordo – La perdita dei beni e la Memoria”, proseguono a Trieste il 6 e 7 novembre le attività del “Laboratorio permanente sulla Memoria e sull’uso della Storia”, il centro fortemente voluto dall’amministrazione provinciale in accordo con Comune, dipartimento di Studi Umanistici dell’ateneo triestino e Comunità ebraica per promuovere e approfondire la riflessione attorno alle tematiche storiche, con un riguardo particolare al Novecento. Un progetto di lungo periodo, capace di riaffermare la centralità della città non solo come luogo di incontro di tutte le minoranze, ma anche come spazio di riflessione e conoscenza delle sofferenze, dei traumi e dei diritti, volto a restituire alla città adriatica, capitale e luogo d’incontro delle minoranze d’Europa il senso della Storia e della Memoria.
Dopo il primo convegno organizzato nel 2013 dal Laboratorio e intitolato “Storia e memoria. Raccontarsi e raccontare il passato”, dedicato al rapporto fra memoria individuale e sua rielaborazione storica (ne sono ora disponibili gli atti), il focus dei due giorni che si apriranno domattina al Magazzino delle Idee di corso Cavour sarà incentrato sul valore del ricordo e, come recita il sottotitolo dell’incontro, su “La perdita dei beni e la memoria”. In questo secondo convegno gli interventi verteranno sul rapporto fra persone e cose, e su come un attacco alle persone, che ne distrugga i beni, renda le sue vittime non solo più povere ma anche precarie e sradicate, coincidendo di fatto con politiche di sterminio e di esilio, in un tutt’uno con quelle strategie economiche e storiche il cui obiettivo è la disgregazione dei soggetti vittime di una simile perdita.
Il professor Giacomo Todeschini, storico, docente all’università di Trieste e rappresentante dei numerosi enti che supportano l’iniziativa, ha sottolineato come il convegno sarà incentrato sul valore del ricordo, ossia su “come ci si ricorda del fatto di aver perduto le proprie cose, la propria casa, gli oggetti piccoli o grandi che fanno la storia di una persona o di un gruppo”. E, ha spiegato, “Gli organizzatori, riuniti nel Laboratorio permanente, hanno infatti voluto sottolineare che la ‘perdita’ oltre a dover essere ricordata per poter capire il senso della propria esperienza e dell’itinerario di vita che si è percorso, stimola spesso la memoria di quello che si è stati, e anche di quello che si crede di essere stati, e ravviva a volte la speranza di poterlo reintegrare e cioè recuperare, ricostruire”. Inoltre, la perdita dei beni, economici, familiari, personali, distrutti o abbandonati per forza, rubati o smarriti in conseguenza di eventi traumatici e incontrollabili “è in grado, con la sua violenza, di frantumare le identità delle persone nel momento stesso in cui venivano dispersi i loro oggetti, sparivano i loro averi”.
L’attualità dell’oggetto del convegno è enorme, basti pensare alla enorme massa di persone che attraversano il mondo con movimenti migratori dovuti a guerre, violenze, alla miseria, ma senza dimenticare il crescente impoverimento vissuto negli ultimi anni da molta parte della popolazione che abita “il primo mondo”. Europa occidentale, America del Nord, Inghilterra, Italia e Germania sono diventati luoghi impoveriti, immiseriti, in cui molti sono privi di un benessere minimo, in conseguenza di una dinamica violenta come quella economica odierna, solo apparentemente meno aspra e sanguinosa di molte guerre.
Continua infatti il professor Todeschini: “Organizzazioni internazionali e prestigiosi economisti segnalano da tempo il pericolo oltre che economico, morale e politico, di questa crescita esponenziale delle disuguaglianze concretizzata, nella vita delle persone, dallo smarrimento delle sicurezze e dalla perdita spesso definitiva della casa e del lavoro.
La questione della perdita dei beni e di come la memoria provveda a mantenerne il ricordo, riorganizzando la personalità e la vita di chi si è visto spogliare di quanto costituiva il suo habitat quotidiano, è affrontata, nel convegno dedicato al ‘valore del ricordo’ in molteplici chiavi e secondo una pluralità di punti di vista, sostanziali e metodologici.”
La prima delle sessioni in cui sono suddivisi i numerosi interventi sarà dedicata al problema dei beni ebraici perduti e non restituiti o dispersi, ossia a come l’esistenza degli ebrei tanto come persone quanto come gruppi, sia stata segnata da uno smarrimento che ha modificato l’identità ebraica e ha determinato conflitti giuridici e politici, con Anna Foa, Mario Toscano e Michele Sarfatti, mentre la questione dell’esodo istriano sarà invece analizzata da un giurista, Giuseppe De Vergottini, e dall’antropologo Stefano Pontiggia.
Altri approcci storici, sociologici, psicologici, psicanalitici e politici vedranno interventi come quello di Sari Nusseibeh su “La memoria: il conflitto israeliano-palestinese”, di Chiara Volpato, con “La memoria sommersa. Perdita di beni e perdita di identità nell’abbandono delle colonie italiane” e di Silvia Amati Sas per “Artefatti e antropogenesi. La memoria degli oggetti in una prospettiva antropologica” mentre il critico d’arte, Konstantin Akinsha di Vienna parlerà di “La memoria e l’arte rubate. Sulla restituzione del patrimonio culturale”. L’economista Achille Puggioni, offrirà una riflessione sui criteri con i quali è possibile studiare la povertà e la sua crescita, senza dimenticare i territori giuliano, sloveno e croato, le cui contraddizioni affioreranno nelle relazioni di Urska Strle e Nina Vodopivec dell’Università di Lubiana, in quella di Franco Cecotti dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia e di Lara Magri, ricercatrice del Museo etnografico di Malborghetto. Per concludere, il neuroscienziato Konstantin Anokhin dell’Istituto Kurchatov, di Mosca, introdurrà il punto di vista di chi studia il funzionamento biologico della memoria con “Custodi della memoria: come il nostro cervello biologico plasma il nostro passato culturale”.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(5 novembre 2014)