Ticketless – Calamite
“Dare viso e numero ai pochi che portano testimonianza” è, lo sappiamo, la nota stilistica che ha reso inconfondibile “il leggero accento straniero” di Marina Jarre, scrittrice che ama cimentarsi con la storia. Il suo meraviglioso doppio ritratto di suo padre, ebreo lettone fucilato dai nazisti (“I padri lontani”, 1987 e “Ritorno in Lettonia”, 2003), ha messo in crisi le mie (per altro tremolanti) convinzioni sulla matrilinearità. Vorrei che gli ebrei italiani la conoscessero di più e le riconoscessero gratitudine. La casa editrice Claudiana pubblica adesso un piccolo libro (“Cattolici, ma nuovi”), che aderisce perfettamente al titolo della collana che lo ospita. Calamite. Le riflessioni dell’autrice “calamitano” l’attenzione anche di chi valdese non è. Con una lodevole ricerca archivistica, la Jarre ha ricostruito le vicende di alcuni abitanti dell’alta val Chisone del Piemonte, che dopo la revoca dell’editto di Nantes dovettero farsi cattolici per non essere costretti a emigrare come i loro fratelli verso paesi di fede protestante. Jarre ci descrive il vano tentativo di ritornare alla fede dei “padri lontani”. Il libro è dedicato a Gioele Orcellet, discendente di quei montanari-marrani, protagonisti di una disarmata resistenza civile. Ho letto il libro con commozione crescente. La prima scuola, dove vent’anni fa ho iniziato a insegnare entrando nei ruoli dello Stato, era a Fenestrelle: i miei piccoli alunni si chiamavano Bourlot, Orcellet, Griot, Merlin, Guyot come i personaggi di questo delizioso libretto. Non avevo compreso perché mi fossero così simpatici e mi attraessero come attrae una calamita. La Calamita di Marina Jarre con orgoglio illustra e rivendica i diritti dei credenti “di frontiera”, che cercano, quasi sempre invano, di essere ri-accolti dalla loro comunità.
Alberto Cavaglion
(5 novembre 2014)