Israele – Fermare chi istiga all’odio

gerusalemme“La leadership palestinese istiga alla violenza e al terrore”. Ma non bisogna prestare il fianco alle provocazioni. Le visite di alcuni politici della destra israeliana al Monte del Tempio costituiscono “uno sfruttamento cinico di una situazione politica complessa”, un modo per andare a caccia “di pubblicità facile e a buon mercato” e ancora, “aumentare i contrasti non porterà sicurezza; non porterà a nulla”. Duro e diretto il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman nell’intervenire questa mattina alla radio israeliana in merito alle tensioni che hanno scosso nelle ultime settimane Gerusalemme. “Io e gli uomini del mio partito (Yisrael Beitenu) ci siamo tenuti lontani dal Monte del Tempio”, ha dichiarato Lieberman, considerato uno dei falchi della destra israeliana. I politici che invece si sono recati nel luogo sacro per ebrei e musulmani, lo hanno fatto in modo cinico e strumentale, l’accusa del ministro degli Esteri. La prima responsabile dell’escalation di violenza è però, secondo Lieberman e non solo, la leadership palestinese. “Una dirigenza come quella dell’Autorità palestinese, che glorifica e incoraggia il terrore crea un entità terrorista che porta solo ad altri spargimenti di sangue”, affermava Lieberman, poche ore dopo l’attentato di ieri a Gerusalemme: un uomo, legato a Hamas, ha investito diversi passanti con il suo furgone, ferendo una decina di persone e uccidendo una. La paura delle autorità è che, in un clima di odio e rabbia, altri siano spinti ad emulare il sanguinoso gesto. Come peraltro è accaduto ieri sera quando un auto ha investito nel distretto di Etzion, nella West Bank, tre soldati israeliani. Il presunto responsabile, Hamam Mesalmeh – il cui attacco è stato applaudito da Hamas come già era accaduto per l’attentato di Gerusalemme – si è consegnato questa mattina alle autorità ed è stato sottoposto a interrogatorio.
Secondo l’analista Ron Ben-Yishai, autorevole voce del giornalismo israeliano, la violenza palestinese “questa volta non appare orchestrata dalle organizzazioni terroristiche; invece, il malumore che si è scatenato per le strade offre un’ispirazione religiosa ai singoli di agire per conto proprio”. Non è d’accordo Shaul Mofaz di Kadima che vede una regia dietro a quanto sta accadendo a Gerusalemme: “sono anni che nei quartieri a Est della città, l’Autorità palestinese cresce migliaia di ragazzi a suon di programmi che istigano all’odio” ha dichiarato Mofaz. Un’odio che ha portato a diversi drammatici epiloghi: ultimo, l’attentato di ieri. Oggi migliaia di persone hanno portato i saluti alla vittima dell’attacco terroristico che ancora una volta ha sconvolto Gerusalemme. Si chiamava Jedan Assad, trentottenne del villaggio druso di Beit Jann. Assad, che serviva nelle fila della polizia di frontiera, lascia una moglie incinta di cinque mesi e un figlio di tre anni. “Amava il suo lavoro e Gerusalemme”, ha dichiarato il padre di Jedan, chiedendo alle autorità di trovare un accordo perché si evitino altre vittime “ebrei, arabi o drusi che siano”.
Sulla situazione del Monte del Tempio o spianata delle Moschee è intervenuto ieri in serata il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, affermando che “non ci saranno cambiamenti rispetto allo status quo” del luogo e “chiunque esprime posizioni differenti parla a titolo personale e non rappresenta la politica del governo”. Come spiega il sito di informazione Times of Israel, il Monte del Tempio è un luogo sacro per gli ebrei, a cui è permesso visitare il sito ma non pregarvi mentre costituisce il “terzo luogo sacro per i musulmani”.

Daniel Reichel

(6 novembre 2014)