Qui Roma – L’arte per Baharier

Foto BaharierTutto nasce da una scommessa lanciata al direttore del teatro, Antonio Calbi: suscitare in un pubblico non necessariamente competente un’attrazione fatale per il mondo dell’arte. È la sfida di Haim Baharier, tra le più autorevoli voci del pensiero ebraico contemporaneo, che animerà un trittico di incontri ad hoc in programma nei prossimi giorni al Teatro Argentina di Roma (9, 16 e 23 novembre – sempre alle 11).
A caratterizzare i primi due incontri una domanda (“Perché mai soffermarsi dinanzi a un’immagine?” e “Ma la musica è sempre la stessa?”). Tema del terzo incontro sarà invece “Storia e Memoria su Palcoscenico”.
Tre appuntamenti molto attesi e profondamente intrisi di ebraismo. “In gioventù – racconta Baharier – ebbi un incontro ravvicinato con l’opera di Marc Chagall. Da subito, delle sue tele mi impressionò un’apparente contraddizione: personaggi umili, periferici, che però volavano. Nei tratti e nei colori costoro emergevano caratterialmente, spiritualmente e socialmente vicini alla terra, però si elevavano. Terrestri e selenici al tempo stesso”.
“Ciò che oggi mi spinge a parlare di arte – prosegue il pensatore – è questa idea, così radicata nella mia tradizione: che l’arte non è un totem, una musa tra le muse. È un pane quotidiano creato da qualcuno di noi, da un uomo chiamato artista che abita insieme a noi nelle periferie della creazione. Ed è questa condizione da claudicante che gli permette l’elevazione”.

(6 novembre 2014)