Time out – La pace e la realtà
Possiamo continuare a negare la realtà, a dire che in fondo anche Israele ha le sue responsabilità, che certo le colonie rendono più difficile il processo di pace e che se magari non fossimo mai esistiti come popolo forse gli antisemiti non ce l’avrebbero con noi. Non cambierebbe nulla e l’attentato a Gerusalemme lo dimostra. C’è un problema più grande che prescinde dalle responsabilità d’Israele, dai suoi errori e dai suoi leader degli ultimi anni ed è la mancanza di un interlocutore credibile con cui portare avanti un processo di pace. Hamas non ha bisogno di presentazioni, Abu Mazen si complimenta con i terroristi che compiono gli attentati, con buona pace di Noa e degli artisti politicizzati e non esiste per ora nessuna figura che offra prospettive differenti. Di chi è la colpa? Non certo d’Israele che non ha il dovere eterno di sedere al tavolo delle trattative con chi a voce invoca alla pace e nei fatti finanzia il terrorismo, ma del popolo palestinese che non ha saputo e voluto scegliere i dirigenti disponibili a un accordo di pace. Questa è la verità e da parte nostra potremo continuare a fantasticare su ogni opzione geopolitica possibile, ma fintanto che i vicini d’Israele non sceglieranno leader che sognano la pace e non la distruzione del nemico, ogni discorso sarà un’inutile perdita di tempo.
Daniel Funaro
(6 novembre 2014)