vedere…

Nella Parashah di Vayerà è significativamente ricorrente il verbo “vedere”. L’Eterno si fa vedere (appare) da Avraham (Bereshìt,18; 1) il quale a sua volte vede, attraverso tre messaggeri (18; 2), che la sua vita avrà una svolta. Sarah vede la degenerazione di Yshmael e l’influenza negativa che questa potrebbe avere sull’educazione di Ytzchak (21; 9). Avraham vede il Luogo dove sarà eretto più tardi il Santuario (22; 4) definendolo il Luogo della vista per eccellenza dove l’Eterno vede e vedrà (22; 14); quel Luogo dove tre volte all’anno ognuno di noi deve andare a farsi vedere (Devarìm,16; 16). C’è però anche chi non riesce a vedere in profondità ma si limita a guardare, come la moglie di Lot che si volta e “guarda” indietro (Bereshìt, 19; 26). Quando ci voltiamo a rimpiangere il passato, e ne diventiamo ostaggi, rischiamo di mineralizzarci e di trasformarci in statue di sale. Proiettarsi in avanti con fiducia significa, viceversa, riuscire a vedere, anche in un momento tragico, un montone le cui corna sono impigliate ( 22; 13 ) dal cui suono verrà annunciata la futura redenzione.

Roberto Della Rocca, rabbino

(11 novembre 2014)