J-Ciak – “Foxcatcher”, questioni di naso
Se si aggiudica l’Oscar, Steve Carell potrebbe diventare il quarto vincitore con un naso finto: dopo Robert De Niro in “Toro scatenato”, Nicole Kidman in “The Hours” e Jose Ferrer in “Cyrano de Bergerac”. La notizia non è di quelle che lasciano il segno, ma ha guadagnato i suoi bravi titoli sui giornali americani. Non a caso, perché reso irriconoscibile da un naso ben pronunciato, Steve Carell debutta questo fine settimana sugli schermi statunitensi. Il film è “Foxcatcher” di Bennett Miller, dramma psicologico ispirato a un terribile fatto di cronaca accaduto nel 1996 che molti danno tra i favoriti nella corsa all’Academy Award.
Al centro della vicenda, lo strano rapporto che s’instaura tra il ricchissimo ed eccentrico John du Pont, interpretato da Steve Carell, e i fratelli Mark e Dave Schultz, sullo schermo Mark Ruffalo e Channing Tatum, lottatori entrambi vincitori dell’oro olimpico.
Du Pont ingaggia Mark, che versa in un periodo di difficoltà, perché si trasferisca nella sua proprietà e si alleni per le Olimpiadi di Seoul con il nuovo “Team Foxcatcher” e tra i due si instaura un legame ambiguo. Il miliardario coinvolge Mark in abitudini pericolose, tradisce la sua confidenza e lo spinge in una spirale di autodistruzione. Sarà l’arrivo di Dave, il fratello più famoso e celebrato che raggiunge la squadra, a spezzare questo fragilissimo equilibrio. Du Pont, che ormai mostra evidenti segni di squilibrio mentale, finisce per ucciderlo. Sarà condannato a 13 anni e morirà in carcere nel 2010.
Naso a parte, Steve Carell – che finora conoscevamo piuttosto come attore comico (ricordate “40 anni, vergine”’?) – ci regala un’interpretazione straordinaria del ricco e squilibrato Du Pont. Con una metamorfosi totale riesce a incarnare nel profondo il lato oscuro dell’omicida tanto che, come ha ricordato il regista in un’intervista, durante la lavorazione molti dell’équipe erano turbati dalla sua presenza al punto da girargli al largo.
A rendere particolarmente complessa l’interpretazione, dice Carell, ha contribuito “la presenza sul set durante le riprese della famiglia dell’uomo che Du Pont aveva assassinato, del fratello e di decine di persone vicine a quella storia”. “Tutto ciò – ha concluso – ha solo reso più forte l’impegno originale a evitare di farne una vicenda stupida”.
Dal canto suo Mark Ruffalo, per approfondire il personaggio di Dave ha passato molto tempo con la vedova Nancy, interpretata da Sienna Miller, e con il migliore amico del lottatore ucciso. “Il regista – dice – ha chiesto a ciascuno di noi di uscire e di fare del giornalismo investigativo riguardo le persone che dovevamo interpretare. Quando impersoni qualcuno che come in questo caso ha una famiglia che gli è sopravvissuta, vuoi davvero fare del tuo meglio per essere più fedele alla memoria che loro conservano di lui”.
Bennett Miller, uno dei registi più interessanti della sua generazione, che già aveva diretto “Truman Capote – A sangue freddo” (2005) con uno straordinario Philip Seymour Hoffman e “Moneyball – L’arte di vincere” (2011) con Brad Pitt, negli Stati Uniti è comparso più volte nella rosa dei registi ebrei candidati all’Oscarl, oltre che ad altri prestigiosi riconoscimenti. Ma questa volta, scrive Jessica Kiang su Indiewire, “ha superato se stesso”, creando un film così universale che risuona nell’animo di ciascuno di noi ed è al tempo stesso “epico, tentacolare, quasi antico nelle sue sfumature mitiche”. Conclusione, “Foxcatcher è un film enorme”.
(nella foto una scena del film)
Daniela Gross
(13 novembre 2014)