Qui Milano – A Grossman, le chiavi della città

SONY DSCMilano riabbraccia David Grossman. Centinaia di persone si sono messe in coda ieri per ascoltare lo scrittore israeliano, a cui Bookcity – la rassegna milanese dedicata a libri e lettura – ha affidato l’inaugurazione della sua terza edizione. Curiosando tra chi pazientemente attendeva di entrare al Teatro dal Verme, si scoprono alcuni perché del enorme successo di Grossman tra il pubblico italiano. La delicatezza melanconica dei suoi romanzi, la capacità di esprimere e descrivere i sentimenti umani, le parole di speranza e al contempo dolorosa critica espresse sul Medio Oriente, sono alcune delle risposte più diffuse. C’è anche chi non lo conosce ma ha accolto l’invito della professoressa di andare ad ascoltarlo perché può essere una buona fonte di ispirazione: il caso di alcuni studenti di una scuola di scrittura creativa milanese. Ancora, c’è chi non lo conosce e non sa bene per quale motivo si trovi lì, come il signore che tra le prime chiede alla vicina “come che si chiama già lo scrittore che deve parlare?”. Tutti, in ogni caso, a giudicare dal fragoroso applauso conclusivo, rimangono conquistati da Grossman e le copie del suo ultimo libro, Applausi a scena vuota (Mondadori), vengono prese d’assalto dal pubblico milanese. Del resto non sarà un caso se in apertura di serata – prima dell’intenso dialogo con il giornalista Edoardo Vigna – il sindaco Giuliano Pisapia gli affida le chiavi della città, conferendogli il Sigillo d’oro. “Per il suo rapporto molto speciale con l’Italia e in particolare Milano”, si legge nella motivazione del conferimento dell’onorificenza, ma anche per la sua capacità di affrontare nei suoi libri “le varie sfaccettature dei più profondi sentimenti umani” e ancora per “il suo impegno in prima persona come una delle più autorevoli voci e autentico punto di riferimento internazionale nel sostenere fortemente il dialogo e la ricerca di una soluzione pacifica della questione mediorientale”.
E dopo il momento istituzionale – con i saluti di Pieargaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere della Sera nonché tra i motori dell’organizzazione di Bookcity – si entra nel vivo. Si parla di Bruno Shultz- autore prediletto di Grossman-, di Sholem Aleichem, di Israele, dell’uso delle parole, di barzellette e, ovviamente, di Applausi a scena vuota. Il pubblico che affolla il teatro segue con attenzione le riflessioni dello scrittore, ride alle sue battute e si lascia affascinare dal suo inglese ritmato dall’accento tipico degli israeliani. “Tutti vogliamo essere guardati con occhi buoni”, spiega Grossman in uno dei momenti del dialogo con Vigna. Il riferimento è al protagonista del suo libro, Dovale, un comico dal linguaggio cinico e duro che farà cadere le sue barriere una volta incontrato lo sguardo benevolo di alcune persone del suo pubblico. Un invito all’empatia, quello di Grossman, che nell’uomo contemporaneo vede molta solitudine. Per descrivere l’oggi, lo scrittore usa infatti tre termini “alienazione, incertezza e speranza”. Lo sguardo benevolo serve a superare le prime due e a continuare ad avere fede nella terza. Applausi del suo di pubblico che lasciato a malincuore il Teatro Dal Verme si prepara ad accogliere un altro grande della letteratura israeliana, Amos Oz. Lo scrittore, che con Grossman condivide la grande popolarità in Italia, sarà infatti protagonista domenica nella sinagoga centrale di Milano di una staffetta oratorio in cui parteciperanno anche David Bidussa, Andrea Gessner e Yarona Pinhas. Un appuntamento di grandissimo rilievo e richiamo, realizzato grazie alla collaborazione della Comunità ebraica milanese e dell’editore Giuntina con Bookcity. Una dimostrazione di come la cultura ebraica sia parte integrante del tessuto cittadino, come del resto aveva dimostrato poche settimane fa il grande successo del Festival Jewish and The City.
Tra gli appuntamenti da segnalare, domenica mattina l’incontro “Cosa chiediamo a Primo Levi?”: Mario Barenghi, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università Bicocca, e il giornalista Stefano Bartezzaghi partiranno da questo quesito per spiegare al pubblico l’attualità dei diversi messaggi contenuti nell’opera di Primo Levi. L’evento, che si terrà alla Fondazione Corriere della Sera, è organizzato dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi e dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC. A rappresentarli, rispettivamente Fabio Levi, presidente del Centro, e Michele Sarfatti, direttore del Cdec di Milano.

Daniel Reichel

(13 novembre 2014)