Attentato a Gerusalemme, terroristi attaccano una sinagoga

Quattro persone sono state uccise questa mattina in un attentato terroristico in una sinagoga di Gerusalemme. “Due terroristi arabi sono entrati nella sinagoga Kehilat Yaakov di Shimon Agassi Street, nel quartiere ortodosso di Har Nof a Gerusalemme Ovest, con pistole, coltelli e aste di metallo avventandosi contro i fedeli alle 7, l’ora della preghiera mattutina”.  La ricostruzione di Maurizio Molinari su La Stampa.it, dell’attacco. Secondo le informazioni rilasciate dal Maghen David Adom, la croce rossa israeliana, nell’attentato sono rimaste ferite anche otto persone di cui cinque verserebbero in gravi condizioni. “I due terroristi, che sono stati uccisi dall’intervento delle guardie di sicurezza, avevano le carte di identità blu che indicano cittadinanza israeliana – scrive Molinari – Un paramedico racconta: «Ci hanno sparato addosso mentre stavamo soccorrendo i feriti». Polizia ed elicotteri militari stanno perlustrando l’area alla ricerca di altri complici. Fra le vittime vi sarebbe anche un esponente del partito ortodosso-sefardita Shas”. “A rivendicare l’attentato è stata Hamas – scrive il Corriere.it – che spiega come l’attacco sia la rappresaglia alla tensione sulla Spianata delle Moschee e all’uccisione – un suicidio secondo la polizia israeliana – dell’autista di autobus palestinese di una ditta israeliana”.  Rispetto all’attentato di Gerusalemme, Repubblica scrive che “L’esercito ha subito escluso altre possibilità: ‘Si è trattato di un attentato terroristico’, ha detto un portavoce dell’esercito: ‘I testimoni parlano di una scena terrificante’. Sempre secondo un testimone, un fedele presente in sinagoga, i due avrebbero urlato ‘Allah akbar’ (Allah è grande) entrando nell’edificio a volto scoperto”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato per oggi pomeriggio un gabinetto di sicurezza (Haaretz) e ha dichiarato che Israele risponderà in modo duro all’attentato di Gerusalemme. “Non ci sono soluzioni magiche per questo tipo di attacchi”, ha dichiarato il capo della polizia Danino (ynet) mentre il segretario di Stato Usa ha chiesto ai vertici palestinesi “di smettere di istigare alla violenza (ynet).

Tra i quotidiani in edicola oggi, il Corriere della Sera riprende la notizia rilanciata dallo spagnolo El Pais secondo cui Italia e Spagna sarebbero gli unici due paesi a non aver contribuito al Fondo perpetuo per salvare Auschwitz. “Mi risulta che ci siano contatti tra la presidenza del Consiglio e il governo polacco per risolvere la questione”, ha dichiarato Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, interrogato dal giornalista Paolo Conti che scrive come abbia “ragione Gattegna quando sostiene che ‘la nostra presenza è indispensabile. L’Italia fascista fu corresponsabile delle atrocità di Auschwitz accanto all’alleata Germania nazista. II Paese di oggi non ha una responsabilità rispetto al passato ma è doveroso che partecipi a un progetto per evitare che tutto cada nel dimenticatoio. Quel capitolo di storia è una tappa indispensabile nell’educazione delle nuove generazioni. Non abbiamo alcuna motivazione legata al rancore o all’odio. Vogliamo che la memoria resti viva, che I giovani sappiano, che il luogo resti lì a dimostrare cosa è accaduto’”. “Verrebbe da dire: fatelo per Primo Levi… L’Italia ha una responsabilità primaria nelle deportazioni degli ebrei”, la dichiarazione dello storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma. A chiudere l’articolo, le considerazioni di Conti che con amarezza commenta “la crisi economica non può stavolta funzionare come scusa. Proprio no”.

Giovanni Preziosi sull’Osservatore Romano ricostruisce la storia inedita di Raffaele e Giacomo Pilosoff, due fratelli ebrei di origine italiana, salvati assieme alle loro famiglie dalla furia nazista grazie alla creazione di un corridoio di solidarietà interno alla Chiesa. Ad aprire la catena d’aiuti che porterà i Pilosoff dalla Bulgaria all’Italia, un sacerdote bresciano, Don Francesco Galloni. Una storia di grande coraggio e disponibilità verso il prossimo come quello dimostrato dalla superiora di Vicenza, suor Gemma Paoletto, presso cui convento la famiglia Pilosoff trovò rifugio. Suor Gemma, racconta Preziosi, non si lasciò intimidire da ricatti e delazioni, continuando a ospitarli nelle mura del convento e adoperandosi affinché fossero procurati alla famiglia Pilosoff dei documenti falsi.

Su Repubblica il ricordo del filosofo Serge Moscovici, scomparso due giorni fa a Parigi all’età di 89 anni. Fu tra i fondatori della psicologia sociale europea. Una vita movimentata, quella di Moscovici, “a cavallo tra ideologie, totalitarismi e culture: l’odissea di un giovane romeno, nato a Braila da una famiglia ebraica, colpito dalle persecuzioni antisemite e internato in un campo di lavori forzati durante la seconda guerra mondiale. ‘Quel che ho visto — ha spiegato nel libro— ha offuscato per sempre la mia visione degli uomini’”.

“Il Museo della Resistenza contro Israele. Una mostra-choc a Torino” titolo il Foglio, in un articolo scritto da Giulio Meotti in cui si da conto dell’inaugurazione presso le sale del museo della Resistenza di Torino della mostra “Il lungo viaggio della popolazione palestinese rifugiata”, realizzato dal Comitato italiano per l’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per i palestinesi. Meotti denuncia una visione faziosa della realtà storica del conflitto israelo-palestinese esposto nei pannelli della mostra. Sul terribile massacro di Shabra e Shatila del 1982 contro rifugiati palestinesi e ad opera dei delle falangi cristiano maronite, l’azione viene definito come il massacro compiuto dalle forze armate israeliane. “Dalle forze armate israeliane? – l’interrogativo di Meotti – Così quell’episodio che si staglia nella coscienza di Israele come l’ombra di Banquo (peccato di omissione sotto i riflettori di Tsahal) viene adesso ascritto dal Museo della Resistenza di Torino alla mano assassina dell’esercito con la Stella di Davide. Il sindaco, Piero Fassino, è al corrente di aver finanziato una simile e fatale menzogna? E perché la comunità ebraica di Torino, quella di Primo Levi, che figura fra gli enti finanziatori del Museo della Resistenza, tace e acconsente a questo scempio ideologico?”.

Daniel Reichel

(18 novembre 2014)