Verona – La testimonianza di Andra
In un’affollata aula magna giovani a confronto con la Testimone della Shoah Andra Bucci. Un incontro, svoltosi al liceo Messedaglia, voluto e organizzato da una rete di associazioni locali impegnate a sensibilizzare sui temi della deportazione e della lotta per la liberazione e in particolare dall’Istituto Storico per la Resistenza veronese.
Andra e la sorella Tatiana hanno vissuto la realtà del campo di sterminio di Auschwitz e si sono salvate solo perché ritenute gemelle: per questo motivo all’arrivo nel campo di sterminio furono selezionate per gli esperimenti di Mengele.
Il cugino Sergio Desimone fu deportato insieme a loro e, dopo essere stato usato come cavia in una ricerca, venne assassinato insieme ad altri 19 bambini nei sotterranei della scuola di Bullenhauser Damm ad Amburgo.
La loro storia è raccontata nel bel libro di Titti Marrone: “Meglio non sapere” e ha davvero dell’incredibile non solo per quello che hanno dovuto subire: la delazione, la cattura, la prigionia alla Risiera di San Sabba a Trieste e la deportazione, ma per quello che la vita ha riservato loro dopo la liberazione e nel lungo percorso che le ha ricongiunte alla famiglia.
Ho portato ad Andra i saluti della Comunità ebraica e nell’invitare gli studenti a non dimenticare la storia delle sorelle Bucci e quella del cugino Sergio e dei suoi compagni, uccisi dopo aver subito ogni tipo di violenza, ho detto loro che vicende tragiche e disumane come la deportazione e lo sterminio di ebrei, rom, omosessuali, oppositori politici colpevoli solo di esprimere pensieri, tradizioni e culture diverse da quelle della popolazione dominante possono purtroppo ripresentarsi ed è pertanto indispensabile esserne sempre consapevoli e vigili per potersi opporre a ogni fenomeno discriminatorio.
Andra ha parlato a lungo ed è riuscita a trasmettere non solo la testimonianza di quello che ha subito e dell’orrore che ha visto e vissuto da bambina, ma anche un messaggio di ottimismo e di possibilità di rinascita anche dalla peggiore delle situazioni nelle quali un essere umano possa trovarsi, come testimonia la sua presenza ieri.
I ragazzi hanno ascoltato le sue parole e le hanno rivolto alcune domande alle quali ha risposto sempre serenamente e con la sensibilità di chi, nonostante i tanti anni passati e la ricchezza di affetti che la vita le ha riservato dopo la liberazione, porta nell’animo i segni profondi di quell’esperienza.
Bruno Carmi, presidente della Comunità ebraica di Verona
(18 novembre 2014)