J-Ciak – La guerra che non è mai finita

DIPLOMACY - Volker SchlöndorffQuanti film sulla Seconda Guerra mondiale avete visto? Ho provato a buttar giù un elenco di pellicole a tema, ma dopo un quarto d’ora ho dato forfait. Declinata in varianti infinite, l’atrocità di quel periodo da oltre settant’anni nutre di sé il grande schermo e il nostro immaginario. E l’interesse non accenna a calare, come dimostrano le uscite ravvicinate di “Diplomacy – Una notte per salvare Parigi” di Volker Schlöndorff, gran bel film, nei cinema italiani da questo fine settimana; “Fury” con Brad Pitt (negli States uno dei lavori più visti in queste settimane, in Italia a fine gennaio) e “Unbroken” di Angelina Jolie, appena presentato a Sydney.
Se “Fury”, film crudissimo, si concentra sullo sforzo bellico degli Alleati in Europa nell’aprile 1945 e “Unbroken” narra la miracolosa sopravvivenza dell’antieroe Louie Zamperini in un campo di prigionia giapponese, “Diplomacy” ci porta a Parigi, negli attimi drammatici prima della ritirata tedesca. Il film di Volker Schlöndorff, già vincitore nel 1979 della Palma d’oro a Cannes per “Il tamburo di latta”, adatta un testo teatrale di successo di Cyril Gély per ripercorrere – tra storia e fiction – gli attimi terribili che sembrarono preludere alla distruzione della capitale francese.
All’avvicinarsi degli Alleati, Hitler ordina infatti di non lasciarla cadere nelle mani del nemico ma di ridurla in macerie. Il generale Dietrich von Choltitz, comandante della piazza di Parigi, fa minare la torre Eiffel, il Louvre, Notre Dame e i ponti sulla Senna. Ma a sventare il disastro è il console svedese, il generale Raoul Nordling, che riesce a introdursi nel quartier generale tedesco e a incontrare von Choltitz. Tra i due prende vita un serrato gioco diplomatico così carico di tensione – anche grazie a due interpreti di eccezione, André Dussollier (il console Nordling) e Niels Arestrup (il generale von Choltitz) – da tenere lo spettatore incollato allo schermo fino all’ultimo, il che non è poco visto che tutti sappiamo com’è andata a finire.
In precedenza, l’ultimo atto dell’occupazione nazista era stato raccontato al cinema in “Parigi brucia?” di René Clement (1966) con Gert Frobe nella parte di von Choltitz e Orson Welles nei panni di Nordling. Il film era stato tratto dall’omonimo best seller di Dominique Lapierre e Larry Collins e si avvaleva niente meno che della sceneggiatura di Gore Vidal e Francis Ford Coppola. “Diplomacy” sceglie un tono diverso, meno spettacolare e in certo senso più teatrale, concentrandosi sull’incontro-scontro tra i due protagonisti che incarnano l’eterna contrapposizione tra la guerra e la forza pacifica della parola.
Sappiamo tutti che alla fine Parigi non è bruciata (proprio questa fu la domanda fatta da Hitler mentre tentava di parlare con von Choltitz che stava firmando la resa). Eppure non riusciamo a smetterla di specchiarci nel terribile mistero di quello squarcio di Storia, anche al cinema.

Daniela Gross