Max Ascoli, un italiano a New York
“La ringrazio per il bellissimo editoriale. Firmato: John Kennedy”. Questa la lettera che il presidente degli Stati Uniti indirizzava a Max Ascoli. Ascoli, giornalista e professore di Diritto, nasce a Ferrara da una famiglia ebraica nel 1898 e si trasferisce nel 1931 in America. Eclettico intellettuale fonde e dirige la rivista The Reporter curando numerosi articoli sulla fondazione dello Stato ebraico e chiamando a collaborare firme prestigiose. Per ricordare la sua figura emblematica, l’Archivio storico del Senato ha organizzato un convegno di due giorni (20-21 novembre) “Stati Uniti e culture politiche italiane nel ‘900 – Max Ascoli: un caso paradigmatico”. Introduce il presidente del Senato Pietro Grasso: “Ascoli è stato un grande personaggio, ponte tra la politica italiana e statunitense. Grazie a Sergio Zavoli, presidente della Biblioteca e dell’Archivio del Senato, i documenti a lui relativi sono stati di digitalizzati e tra poche ore faranno parte dell’archivio online. La vita dell’intellettuale ferrarese si è incrociata con alcuni degli italiani più influenti del secolo scorso; da Benedetto Croce a Alessandro Levi, fino a Salvemini, Gobetti e Carlo Levi. La sua rivista The Reporter ebbe un grande seguito negli Stati Uniti tanto da raggiungere la tiratura di 200.000 copie”. Giuseppe Filippetta, direttore dell’Archivio spiega il progetto: “Un archivio è una separazione. Vi ricordo quando Jacques Derrida decise di affidare i suoi documenti e disse: ‘Vi rendete conto che vi state impossessando della mia vita?’ Un archivio separa, ma unisce socialmente. Quella su Ascoli è una porta che apre altre porte e per arrivare a questo è stato fondamentale anche il legame stretto con la Boston University”. E Vita Paladino della Boston University ha evocato: “Quando Max Ascoli affidò i propri documenti, lettere, appunti, biglietti, arrivarono 22 scatoloni enormi. In quanto italoamericana, sono fiera di una figura del genere, un lottatore per la libertà. Lasciare l’Italia è stato difficile, ma si sa, New York è la città dove si avverano i sogni”. Alessandra Taiuti del Consiglio regionale della Toscana fa poi un excursus sul pensiero politico di Max Ascoli: dal liberalismo allo studio delle masse fino all’influenza di George Sorel. Ma, se le ideologie politiche sono sempre state manifeste, come vive Ascoli la propria identità ebraica? A rispondere Annalisa Capristo del Centro di Studi Americani: “Il rapporto con l’ebraismo è stato sempre estremamente complesso per Ascoli tanto che nel 1971 si convertì al cattolicesimo. Ma le dinamiche sono ancora piuttosto complesse. Per andare in America, fece domanda per la borsa di studio Rockefeller; nella richiesta bisognava specificare la propria religione. Ascoli, per quando non fosse affatto osservante, scrisse che era ebreo, spiegando poi in una lettera: mi ripugnava scrivere ‘senza religione’ perché dà idea di giudeo che si nasconde”. “Inoltre è interessantissimo analizzare il rapporto con la nascente Israele – continua Capristo – tramite The Reporter coinvolge tantissimi intellettuali sull’argomento e segue il processo a Eichmann. Per lui Israele era ‘The greatest experiment every tried to solve the jewish problem”, il più grande esperimento mai provato per risolvere il problema ebraico”. La figura di Ascoli si apre poi a dissertazioni più ampie sul rapporto della politica italiana e statunitense del secolo scorso: Ersilia Alessandrone Perona analizza la figura di Piero Gobetti in America, Stefano De Luca quella del filosofo Benedetto Croce e del suo liberalismo (“Il risultato di accostarlo al liberalismo americano però dà esiti negativi”) e Alberto Giordano della Fondazione Filippo Burzio prende in esame Luigi Einaudi. Il convegno continua nel pomeriggio con un ampio approfondimento della percezione del Fascismo negli Stati Uniti. Domani dalle 9 e 30 si parlerà dell’esilio politico italiano nel Nuovo Mondo con i professori Andrea Mariuzzo, Renato Camurri e Polo Acanfora per poi passare a “Americanismo e Antiamericanismo durante la guerra” con Lauro Rossi e Piero Craveri e si concluderà con “L’immagine degli Stati Uniti negli intellettuali italiani durante la Guerra Fredda” con Davide Grippa, Simone Misiani, Paolo Soddu e Maurizio Griffo.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(20 novembre 2014)