Israel Zamir Singer (1929-2014)
Vestire i panni del cronista quando si ha solo voglia di piangere è molto difficile, ma cercherò di farlo, per onorare la memoria di Israel Zamir, figlio di Isaac Bashevis Singer e lui stesso giornalista e scrittore, e comunicare la notizia ai lettori di Pagine Ebraiche e alle cronache italiane: Zamir viveva nel Kibbutz Beit Alfa in Israele, e lì, come abbiamo appena appreso, è morto questo sabato all’età di 85 anni; la cerimonia funebre avrà luogo domani lunedì 24 novembre.
Esattamente due anni fa, il 22 novembre 2012, Israel Zamir era a Roma per una tavola rotonda in suo onore organizzata dal Centro Studi Americani. Rimasto da poco vedovo, era venuto accompagnato da due dei quattro figli, il maschio che vive lontano, e la figlia Meirav. Camminavamo allegri per le strade del vecchio Ghetto di Roma nell’avviarci verso l’evento, e quell’immagine, di gioiosa attesa di un momento per lui di pubblico riconoscimento e di felicità per un incontro rinnovato, vive ora in me in doloroso contrasto con il momento presente, con l’amara consapevolezza che tutto questo non potrà più rinnovarsi. Esattamente due anni fa, dunque (coincidenza di giorno che lascia attoniti), abbiamo avuto per l’ultima volta la possibilità di ascoltare Zamir in Italia: alla tavola rotonda, che ho avuto il piacere di coordinare, parteciparono tra gli altri Claudio Magris e Giuliano Amato, all’epoca Presidente del Centro Studi Americani. Chiunque fu lì, nella bella sala grande affrescata del Palazzo Antici Mattei in via Michelangelo Caetani, poté godere dei loro interventi, dei calorosi ricordi di Magris e di quelli di Zamir. Pagine Ebraiche dedicò poi un’intera pagina all’evento, pubblicando anche uno stralcio dal libro di memorie del figlio di Singer, ancora inedito in Italia.
Zamir, che allora si chiamava ancora Singer come il padre, era nato a Varsavia nel 1929. I suoi genitori si separarono quando lui aveva cinque anni: mentre Isaac Bashevis Singer emigrava verso gli Stati Uniti, sua moglie, all’epoca una convinta comunista, con il figlio Israel andavano verso est, dapprima in Russia, e poi, dopo molte dolorose avventure, dal 1937 in Israele, ove il figlio di Singer avrebbe cambiato il suo cognome in Zamir. Il primo incontro con il padre dopo la separazione avvenne vent’anni dopo, a New York, nel 1955: viene descritto in un capitolo del libro di ricordi, scritto in ebraico, come tutti i testi di Zamir, ma tradotto anche in inglese, “Journey to My Father, Isaac Bashevis Singer” (1994).
Si potrebbe continuare, dicendo delle altre scritture narrative e giornalistiche di Zamir, delle sue traduzioni delle opere di I. B. Singer in ebraico, del suo aver accompagnato il padre alla consegna del Nobel… Ma in questo momento di dolore, prevale in me il ricordo personale, ed è questo ricordo di una persona amata e degna di grande amore, e di sua moglie Aviva, che lo ha preceduto di qualche anno, che desidero far rivivere nel pensiero. Li avevo conosciuti a Londra nel 1993, in occasione di un incontro internazionale su Bashevis Singer cui eravamo stati entrambi invitati da un luminare della cultura yiddish (Chone Shmeruk), e da allora tra di noi era nata una grande amicizia, rinnovatasi in incontri in Italia, in Israele, e in Polonia, dove mi chiesero di accompagnarli in un’altra bella occasione. Era una persona intelligente, semplice, generosa, dallo sguardo sul mondo insieme consapevole del male e innocente, dalla voce calda e calorosa: difficile ora separarsi da lui e da tanti ricordi.
Elèna Mortara
(23 novembre 2014)