Qui Venezia – Insediato il rav Scialom Bahbout

ishot-236“In passato l’ebraismo ha consegnato al mondo le regole dell’etica attraverso i dieci comandamenti, insegnando al mondo concetti fondamentali come quelli della giustizia e dell’amore per il prossimo e per lo straniero, principi ebraici che non vengono applicati appieno nella società odierna. Viviamo in un’epoca in cui l’uomo è privo di punti riferimento stabili. Se c’è un elemento che caratterizza la storia e l’identità ebraica è la consapevolezza di sapere da dove veniamo e sapere dove vogliamo e dobbiamo andare. Una fiducia nel futuro nonostante tutto”.
Lo ha affermato il rabbino capo di Venezia Scialom Bahbout in occasione della cerimonia di insediamento che ha segnato, in modo ufficiale, l’inizio del suo mandato nella città lagunare. Dai grandi valori ereditati della Tradizione al ruolo del rabbino nella società contemporanea, dalla memoria dei personaggi che hanno fatto grande Venezia e l’Italia ebraica ai valori da custodire all’interno e nei rapporti esterni alla Comunità: un discorso, quello del rav, che ha emozionato e commosso il folto pubblico ritrovatosi nella sinagoga spagnola. Ad intervenire anche il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana rav Giuseppe Momigliano, il presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati, il prefetto Domenico Cuttaia, il commissario straordinario Vittorio Zappalorto e il direttore generale della Orthodox Union rav Menachem Genack. Ad accompagnare la cerimonia, condotta dal giornalista e assessore comunitario Paolo Navarro Dina, i brani eseguiti dal tenore Claudio Di Segni sulle musiche del compositore veneziano Benedetto Marcello che, nel 1720, produsse un primo esempio di dialogo interreligioso nell’arte introducendo nelle sue opere melodie della tradizione ebraica, di quella greco-ortodossa e del canto gregoriano.
In sala, tra gli altri, oltre al rabbino capo di Torino Ariel Di Porto (insediatosi appena pochi giorni fa), il presidente della Biennale Pier Paolo Baretta, il presidente dell’Accademia di Belle Arti Luigino Rossi, il rettore dell’Università Iuav Amerigo Restucci, il questore Angelo Sanna, il comandante dei carabinieri Enrico Sulpizzi. il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffino, i parlamentari del Partito Democratico Felice Casson e Delia Murer, il cancelliere del patriarca Mauro Deppieri, i rappresentanti del Coreis guidati da Abd al-Ahad Zanolo, la pastora valdese Caterina Griffante.
ishot-238Ricordando l’amicizia intrattenuta con rav Bahbout da quasi 60 anni il presidente UCEI Gattegna ha sottolineato come nelle relazioni con il prossimo il rav non sottovaluti mai l’aspetto umano e “tenda a penetrare in profondità nella psicologia dei suoi interlocutori” mentre nei confronti di chi manifesta opinioni diverse “ha dimostrato di avere la capacità e la pazienza di lavorare nei tempi lunghi e alla fine di riuscire a indurre l’altro a profonde riflessioni e anche revisioni ideologiche e culturali”. Nei confronti dei cosiddetti ebrei lontani, infine, “ha sempre avuto una grande disponibilità a dedicare tempo e lavoro per tentare un riavvicinamento”. Ad essere citata anche l’attività svolta dal rav nel Meridione d’Italia dove, sotto il suo coordinamento, nuclei ebraici sopravvissuti a 500 anni di persecuzione e oblio stanno tornando progressivamente alla luce. Il presidente UCEI ha così espresso la speranza che rav Bahbout, compatibilmente con il non facile ministero di rabbino capo a Venezia, “possa proseguire in quell’impegno”.
Ispirata alla figura dei tre patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe la riflessione del rav Momigliano. “Dei tre patriarchi – ha detto – quello che maggiormente richiama l’esperienza della vita ebraica lontano dalla terra d’Israele è il terzo, Yaakov, che trascorre parecchi anni in Mesopotamia e conclude la sua esistenza in Egitto. Dell’ambiente circostante egli deve conoscerne gli aspetti negativi, l’ostilità, gli inganni, la necessità di sottomettersi ad accordi più dignitosi; l’aspetto però più significativo è la sua preoccupazione di formare una famiglia che, pur nelle difficoltà che sorgono dall’esterno, nonché nelle tensioni e nelle divisioni che si manifestano al suo stesso interno, rimane unita attorno ai valori fondamentali che hanno caratterizzato i patriarchi e che erano destinati a diventare un fondamento dell’identità ebraica”. Seguire la via di Yaakov “signfifica pertanto sviluppare un’opera rivolta molto all’interno: all’interno della Comunità, all’interno delle famiglie, costituire e rafforzare Bet Israel come bat yehudì, la casa ebraica, e per estensione la comunità ebraica, con l’intento di sviluppare all’interno della famiglia e della comunità sentimenti, emozioni, esperienze che formino un’identità ebraica armonica ed equilibrata i cui positivi effetti possano essere portati all’esterno”.
ishot-237“Compito del rabbino è quello di essere maestro in modo tale non solo da applicare la Halakhah con coscienza e intelligenza, riuscendo non ad essere conciliante ma a far accettare quella che è la regola che l’evoluzione del sistema nella sua generazione, mentre compito della Comunità è quello di creare il presupposto e quindi l’ambiente perché il Maestro possa operare in questo modo illuminato. Questo – ha spiegato Gnignati – è l’impegno che la Comunità assume verso rav Bahbout”. L’assunzione di questa carica, ha evidenziato Gnignati, porta invece con sé la responsabilità, oltre che di essere maestro per gli ebrei veneziani, “di essere continuatore di un dialogo con la società in cui, abbattute da oltre due secoli le porte del Ghetto, gli ebrei vivono e sono componente attiva”.

Nel segno di una lunga amicizia l’intervento del rav Genack: “Rav Bahbout – le sue parole – non è solo un Talmid Chacham, un erudito di cose ebraiche, ma anche un uomo versato nella cultura generale e nelle scienze e con una laurea in fisica. Il suo nome è Shalom, un nome che lo distingue per la sua abilità di portare la pace tra le persone. La sua voce riflette la dolcezza del carattere. Nelle sue frequenti visite a casa nostra ci ha ispirato con il canto delle zemirot alla tavola sabbatica”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(23 novembre 2014)