Il marchio kosher.it conquista nuovi orizzonti
“Tantissime persone si sono affacciate allo stand rivolgendoci domande, scambiando idee e impressioni, mostrando interesse per la nostra proposta. Un’esperienza stimolante, l’inizio di una serie di iniziative organizzate in sinergia con il ministero dello Sviluppo Economico per far sì che il marchio di kasherut nazionale possa al più presto passare dalla fase progettuale a quella operativa”.
A New York per partecipare a Kosherfest, rassegna internazionale tra le più quotate del settore, l’assessore alla kasherut Jacqueline Fellus si è fatta ambasciatrice del progetto che l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha voluto lanciare con l’obiettivo di diffondere la certificazioni kasher fra le imprese agroalimentari italiane, organizzando e supportando i processi di certificazione sul territorio e la promozione/distribuzione degli alimenti certificati a livello internazionale. Il tutto attraverso la garanzia del marchio K.it, da intendersi come “simbolo di kasherut e italianità dei prodotti certificati”.
Al fianco dell’assessore UCEI, la cui missione è stata interamente coperta dal ministero, undici aziende che hanno aderito al progetto. Una prima proiezione oltreconfine cui seguiranno nuove iniziative per aumentare la consapevolezza sulle opportunità di un mercato che, spiega Fellus, è composto non solo dai consumatori che osservano la Legge ebraica ma anche da chi, in queste tipologia di prodotti, vede rispettati valori di salubrità e genuinità difficilmente riscontrabili altrove.
“Dal Kosherfest, dall’intensità di queste giornate americane, ho appreso molte lezioni. Prima delle quali – sottolinea – la formidabile capacità dei certificatori statunitensi di fidelizzare una clientela in larga parte non ebraica. I prodotti kosher hanno infatti un posizionamento molto alto e questo, in un mercato che premia la qualità, è un fattore imprescindibile per raggiungere il successo. La strada che dobbiamo abbracciare in Italia è la stessa”.
Il lavoro va avanti anche sul fronte interno attraverso la sensibilizzazione delle 21 Comunità territoriali. Una lettera di presentazione del progetto è stata indirizzata a tutti i presidenti e, a pochi giorni dall’invio della stessa, già si registrano le prime adesioni. “Su questo versante – spiega Fellus – l’obiettivo è di unire tutte e 21 le Comunità sotto un unico cappello che contribuisca a rafforzare la nostra immagine e la nostra forza contrattuale. Servirà poi il supporto da parte dell’Assemblea rabbinica italiana, l’ente cui compete l’organizzazione della forza lavorativa a partire da shochatim e mashghichim. La cosa che ritengo prioritaria, più in generale, è il superamento dei personalismi che in passato hanno bloccato la crescita del marchio. Questo impegno, se portato a termine, avrà infatti ricadute positive per tutti: l’UCEI, i rabbini, le singole Comunità. Con la possibilità, inoltre, di dare un impiego a molti giovani che hanno difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro in ragione della stretta osservanza delle regole ebraiche”.
Cresce il progetto, crescono le ambizioni, crescono le forze messe in campo. Da alcune settimane l’UCEI ha infatti assunto una figura professionale dedicata allo sviluppo della fase operativa di K.it. “Si chiama Daniele Pavoncello. È un ragazzo preparato e disponibile e freme dalla voglia di ottenere dei risultati. Tutti aspetti – commenta Fellus – che trovo molto positivi e che fanno ben sperare per il futuro”.
Tra le numerose idee in cantiere l’organizzazione di una Kosherfest italiana che costituisca un punto di riferimento per aziende nazionali e internazionali. L’assessore sorride: “È una bella sfida, ci stiamo pensando”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(24 novembre 2014)