Qui Milano – Le sfide dell’informazione
“Bisogna combattere la guerra dell’informazione, ma con quali modalità e quali ideali? Dobbiamo trovare risposte consone ai valori del popolo ebraico, la cui forza non risiede nei numeri bensì nella fede, nella creatività e nell’intelligenza”.
Questa la sfida lanciata dal coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale durante il secondo appuntamento del seminario del ciclo di conferenze sul “Nuovo Antisemitismo” organizzato da progetto Kesher a Milano. Al centro degli incontri i temi della rappresentazione della realtà del conflitto mediorientale, l’evoluzione dell’immagine di Israele, le nuove frontiere dell’informazione, il risorgere del pregiudizio antiebraico. “Siamo in una fase storica delicatissima – ha sottolineato Vitale – in cui nel fare informazione rischiamo costantemente di cadere in pericoli come il vittimismo o l’autoconsolazione”.
La risposta è stata cercata attraverso i numerosi interventi del pubblico, specchio dei sentimenti e delle esigenze degli iscritti alle comunità ebraiche italiane, e dei membri della redazione giornalistica dell’Unione, presentati dal direttore Vitale nel corso della serata. Molti gli spunti di riflessione espressi dai presenti in sala, tra cui sono emerse la percezione di una mancanza di informazione sufficientemente imparziale sul conflitto e una volontà molto forte di difendere le ragioni d’Israele, soprattutto a in relazione alle esternazioni della classe politica.
A proposito di Medio Oriente il vicepresidente UCEI Roberto Jarach, tra i protagonisti della serata, ha raccontato le impressioni derivate da un recente incontro con Federica Mogherini, allora ministro degli Esteri del governo Renzi e oggi alto rappresentante della politica estera per l’Unione Europea. “Mi è sembrata una persona equilibrata e che sa ascoltare. Bisogna tenere in considerazione – ha spiegato Jarach – che un incarico di tale rilievo comporta forti pressioni dall’esterno, che possono influenzare alcuni giudizi”. Diffusa tra il pubblico anche una certa preoccupazione legata alla recente crescita del numero e dell’intensità degli episodi antisemiti in Europa. In relazione a questo, un ulteriore elemento su cui ragionare è stato fornito da Vitale con un’analisi della rassegna stampa a cura della redazione UCEI, che ogni anno raccoglie molte decina di migliaia di schede. L’ebraismo e Israele sono dunque temi che godono di una grandissima esposizione sui giornali italiani, come ha rilevato Jarach.
Numeri molto alti, soprattutto in proporzione a quelli della popolazione ebraica in Italia, che ha commentato anche Betti Guetta, sociologa e responsabile dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, facendo notare come questo sia anche legato al pregiudizio nei confronti degli ebrei, visti come un gruppo molto forte e influente. Guetta ha inoltre illustrato quanto sia difficile misurare un fenomeno come l’antisemitismo, composto da un grande numero di sfumature, che vanno dal pregiudizio alla violenza vera e propria. A titolo di esempio viene ancora oggi citata una ricerca del 2009 a cura del Comitato di Indagine Conoscitiva sull’Antisemitismo presieduto dalla allora vicepresidente della Commissione Esteri della Camera Fiamma Nirenstein, che ha rilevato come il 44 per cento degli italiani dichiari di non provare simpatia per gli ebrei. Un risultato quantitativo, ha spiegato Guetta, che non sarebbe realmente rappresentativo del fenomeno in quanto oggetto di forti strumentalizzazioni politiche. Approfondimenti e ulteriore documentazione su questo tema verranno forniti nel corso del terzo appuntamento del seminario di Kesher, sempre con Guido Vitale.
Francesca Matalon
(25 novembre 2014)